Il problema delle allergie alimentari è sempre più diffuso in ambito italiano e, soprattutto, sempre più incisivo tra le generazioni più giovani. Sia sufficiente considerare, ad esempio, che nella sola area di Roma vi sono più di 20 mila bambini affetti da varie forme di allergia agli alimenti, e che la percentuale di bambini interessati da tale fenomeno oscilla – a seconda delle aree della nazione – tra l’1% e il 3%: una percentuale non certo sottovalutabile, cui va riferita una specifica offerta affinchè l’allergia alimentare non si tramuti in un elemento in grado di influenzare negativamente il proprio benessere.

Di fatti, come ben evidenziato da diverse analisi compiute sul nostro territorio, i bambini che soffrono di allergia alimentare devono spesso andare incontro a diversi ostacoli di natura economica, psicologica e pratica. Non sono pochi i genitori che lamentano che le strutture delle scuole materne e/o nidi non si dichiarano pronti ad affrontare la specificità alimentare del bimbo, o – quando si dimostrano pronti a farlo – affrontare con menu ripetitivi, poco variati, che possono comportare pregiudizi alla ricerca di una dieta sana ed equilibrata.

A quanto sopra si aggiunga il comune senso di ansietà che i genitori provano, legato al timore di reazioni in caso di assunzione accidentale di alimenti allergenici. Insomma, una situazione “esplosiva”, a volte acuita dall’incapacità di giungere a una specifica e puntuale diagnosi sull’effettiva reazione allergica del bimbo in tenera età.

Introdotto quanto sopra, l’elenco delle potenziali caratteristiche allergiche agli alimenti è piuttosto lungo. Tra le più comuni ipotesi si trova quella al latte e alle uova – frequente soprattutto sotto i 3 anni, mentre più rara negli adulti – o ancora quella alla soia. Più sottovalutate, ma potenzialmente più gravi, sono quelle agli arachidi e al sesamo, mentre non rari sono i casi di allergia a gamberi, vongole, nocciole, ciliege, grano, e altro ancora.

A render tutto più complesso, vi è anche il fatto che spesso i bimbi non avvertono un allergia all’alimento in sè, bensì a una serie di sostanze naturali o chimiche che vengono aggregate all’alimento. Tra i primi si trovano l’acido salicilico, l’ammine biogene, l’acido p-idrossi-benzoico, gli esteri acidi, le fragranze. Tra i secondi i più noti sono i coloranti, preservanti, gli antiossidanti e gli esaltatori di sapore.