Carismatici si nasce o si diventa? Della seconda alternativa è convinto Emanuele Maria Sacchi, vero guru e performance trainer, che da molti anni aiuta aziende a privati a emergere utilizzando la leva più forte che ci sia: la leadership personale. Il professore ha rivelato a Master University alcuni segreti per diventare carismatici.

Ciao, raccontaci chi sei e cosa fai.

Sono Emanuele Maria Sacchi, alcuni mi chiamano “il prof”, e motivo le persone e le organizzazioni nel modo più potente che si conosca, cioè aiutandole a ottenere risultati.

Carisma è una bella parola, molto evocativa. Il suo significato, però, potrebbe risultare sfuggente ai più. Puoi definire il concetto di carisma?

La parola “carisma” ha un profondo significato religioso, tuttavia, nella sua interpretazione laica, potremmo tradurla come la capacità di attrarre, di far percepire autorevolezza e di farsi ascoltare per poi guidare. Sviluppare il carisma significa valorizzare la propria leadership personale.

Sviluppare il carisma significa valorizzare la propria leadership personale.

Tutti possono imparare a essere carismatici o qualcuno è più predisposto rispetto agli altri?

Come nel parlare in pubblico o nella vendita, una predisposizione può aiutare ma non è sufficiente e nemmeno totalmente necessaria. E’ stato dimostrato, come descrivo nel mio libro “il Segreto del Carisma”, che, come ogni competenza, si può sviluppare. Il punto è che non esiste un solo modo di essere carismatici, e copiare quello di altri potrebbe essere demotivante e inutile. Bisogna superare la convinzione limitante “devo essere me stesso” e adottare una convinzione più qualificante “voglio valorizzare me stesso”.

Bisogna adottare una convinzione più qualificante “voglio valorizzare me stesso”

Secondo te chi, oggi, tra i personaggi noti possiede del vero carisma? E cosa lo rende così carismatico?

Prendiamo due estremi comportamentali: l’autoritario e l’affabile. Normalmente si dice che la via giusta stia nel mezzo, che quindi, tra questi due estremi, non bisognerebbe essere né troppo autoritari, né troppo affabili, che tra il bianco e il nero la scelta migliore sia di essere, democraticamente e moderatamente, un tranquillo ed equilibrato grigio. Non nel carisma. Il carisma non ha nulla a che vedere con le vie di mezzo, né tanto meno con le diverse tonalità di grigio. Per avere carisma, la caratteristica vincente consiste nella capacità di passare da un estremo all’altro.

Ad esempio si dice che non bisognerebbe essere né troppo duri, né troppo accondiscendenti, ma una giusta via di mezzo. Sbagliato! Se vuoi essere percepito come una persona carismatica devi invece alternare questi due estremi e non confonderli, passando da un sorriso e un atteggiamento di disponibilità a un’espressione seria e determinata, per poi tornare sorridente e disponibile. Ripeto: alternare, non confondere.

Quando Barak Obama presentò la sua squadra di governo disse: “io ascolterò tutti” (atteggiamento di grande apertura – affabile), “ma poi deciderò io” (convinzione e determinazione – autoritario), “siete con me?” (coinvolgimento e motivazione – affabile). Questo è carisma!

Berlusconi, o lo ami o lo odi; Grillo, o lo ami o lo odi; anche Renzi comincia ad avere molti oppositori e molti favorevoli: le persone carismatiche non lasciano indifferenti, portano gli altri a schierarsi, a favore o contro, ma comunque a schierarsi. E’ chiaro che più sono i favorevoli, più il carisma è positivo…

E’ chiaro che più sono i favorevoli, più il carisma è positivo…

Qual è l’errore più grande per chi vuole presentare le sue idee? E qual è l’errore più diffuso?

L’errore più diffuso è creare inizialmente aspettative elevate, ad esempio “io ci sarò sempre”, “la mia porta è sempre aperta”, “costruiremo una grande squadra”, e così via. Noi ci facciamo un’idea delle persone in base alle nostre aspettative, ma se crei aspettative così elevate come farai a superarle (e quindi a stupire positivamente gli altri)? Se ti va bene riuscirai a malapena a rispettarle… Spesso è molto più intelligente (e utile) creare inizialmente aspettative non elevate e poi iniziare ad agire, concretamente, per superarle. Evita di illudere. Meglio sorprendere.

Ci sveli un segreto per poter comunicare con efficacia un’idea o un progetto?

Invece di presentare subito il progetto e poi cercare di motivare le persone a realizzarlo, è decisamente più persuasivo iniziare da un aneddoto (una storia, un racconto, un episodio vissuto) ovviamente collegato al progetto, per poi evidenziare i benefici nel realizzare quella cosa e infine presentare il progetto come la logica e naturale azione per ottenere quei benefici.

Ad esempio se il mio obiettivo fosse invitarti a leggere in posizione più eretta (questo è l’obiettivo), invece di farti il solito “sermone”, potrei iniziare raccontandoti di una volta che venne a trovarmi un amico fisioterapista, il quale mi raccontò di come più del 40% delle persone non legge in posizione idonea (cioè con lo schermo del computer alla stessa altezza degli occhi e a 45 centimetri dal viso) e come questo possa compromettere, stupidamente, la postura. A questo punto posizionare il pc in modo ottimale (che era l’obiettivo iniziale) sembra la scelta intelligente, non credi?

Quando si comunica con gli altri che ruolo ha la passione? O si tratta solo di pianificare bene un discorso?

La passione da sola non basta; può servire a farci perdonare dei piccoli errori, ma non basta. Di contro la preparazione da sola non è sufficiente: rende il tutto efficiente, ma anche terribilmente freddo e impersonale. Penso che le due cose abbiano uguale importanza, è il mix perfetto che rende la comunicazione ottimale: mente e cuore, emisfero sinistro ed emisfero destro, parole e immagini, contenuti concreti e coinvolgimento emotivo. Se uno dei due aspetti è carente anche il risultato sarà carente.

Quale potrebbe essere un consiglio da mettere subito in pratica per essere più convincenti?

A mio avviso la qualità numero uno è “essere orientati al pubblico”, che sia una persona o mille. Ci sono 4 livelli: parlare in pubblico, e questo chiunque può farlo, a costo di leggere tristemente il suo intervento, parlare al pubblico e quindi rivolgersi a chi si ha di fronte (e anche questo è abbastanza facile), parlare con il pubblico, quindi interagire e coinvolgere (e questo non è per niente scontato), e infine il top, parlare per il pubblico, cioè porsi continuamente come obiettivo il beneficio per il pubblico, l’utilità, il valore e come trasferire il concetto in modo concreto.

E’ come fare l’amore con il pubblico, non solo è eccitante, ma il pubblico lo percepisce e ti ricambia. Significa essere lì per il pubblico, per il suo piacere. Niente di più e niente di meno.

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