Il successo di Roberto Saviano è un dato di fatto. I suoi libri vendono, fanno tendenza. Successo, però, non è sempre sinonimo di talento. E’ a partire da questo presupposto che alcune testate, principalmente americane, hanno lanciato pesanti critiche nei confronti dello scrittore napoletano. Le critiche ruotano attorno al metodo utilizzato da Saviano, che è volutamente né carne né pesce. I suoi libri non sono romanzi, ma nemmeno saggi. Per i critici ciò rappresenta una colpa, per Saviano – e gli scrittori che utilizzano il suo stile – è l’unico modo per abbattere il muro di indifferenza circa alcune tematiche, e raggiungere la massa.

A spiegare i principi del suo metodo è stato lo stesso Saviano in un lungo articolo di difesa pubblicato sul Corriere. Un metodo che è in verità un genere: il non-fiction novel.

Il metodo è la cronaca, il fine è la letteratura. Il lettore legge un romanzo in cui tutto ciò che incontra è accaduto. Si chiama non-fiction novel: ed è, credo, l’unico modo davvero efficace per portare all’attenzione di un pubblico più vasto, e in genere poco interessato, questioni difficili da comprendere. Perché in un libro che non è un saggio, ma appunto un romanzo non-fiction, non si devono riportare tutti coloro che ne hanno scritto: soprattutto quando le fonti sono aperte, come nel caso citato di un documento dell’Fbi, quindi fonti comuni, o come i documenti governativi sulle organizzazioni criminali in Guatemala, nel caso dei kaibiles – tutti esempi su cui si è esercitato il mio critico americano. Se, per ipotesi, descrivessi il crollo delle Torri gemelle, come faccio a citare tutti coloro che ne hanno fatto in quel giorno la cronaca? Allo stesso modo, siccome descriverò il crollo delle Torri gemelle, utilizzerò parole simili perché le fonti sono identiche e soprattutto perché la fonte comune è la realtà

Una spiegazione che procede dalle accuse mosse allo scrittore. Quella principale è piuttosto grave, e sconfina nella denuncia: Saviano plagia. In un saggio, l’autore è chiamato a riportare le fonti, con note a piè di pagina, a fine capitolo, arricchite da una folta bibliografia. Saviano però no lo fa: semplicemente, scrivendo un altro genere (il non-fiction novel, appunto) si sente esonerato da questo compito. Un esonero che non è una sollevazione dalle proprie responsabilità, ma semplicemente una scelta stilistica: la presenza delle note imporrebbe un approccio saggistica e romperebbe “l’atmosfera romanzesca”, che è poi uno dei motivi per cui Saviano è letto dalla massa, che di norma non legge i saggi.

Nell’articolo di difesa, Saviano smonta poi le altre accuse, principalmente prendendosela con chi le ha mosse. Tra questi, dice, ci sarebbero persone denunciate e condannata per estorsione a mezzo stampa. Riuscirà Saviano a scrollarsi di dosso queste accuse e uscirne indenne?