Chiedete a un qualsiasi giornalista di una testata cartacea cosa pensa di internet: è alto il rischio di una risposta non proprio educata. E’ risaputo: internet ha messo in crisi i vecchi modelli di giornalismo. Le testate di carta, anche quelle storiche, stanno cadendo come mosche e quelle che hanno deciso di operare anche online si stanno snaturando (basti pensare al Corriere che pubblica articoli sui gattini). Eppure il futuro non è solo tragedie e sventura. Si sta affacciando, infatti, la convinzione secondo cui i cambiamenti imposti da internet, piuttosto che compromettere il giornalismo professionistico, possano produrre una evoluzione positiva. Ecco perché.

La questione dell’innovazione. Internet ha ingaggiato una spietata lotta per la sopravvivenza, nella quale solo alcuni giornali sono destinati a salvarsi. Può sembrare un evento negativo, ma se a sopravvivere saranno i migliori il sistema nella sua interezza ci guadagnerà. Anche nella pratica, gli unici a generare un fatturato sufficiente sono quelli che innovano, che investono denaro nel cambiamento e che non si lasciano trasportare dalla corrente (senza una guida strategica, per giunta).

Il ruolo dell’eterogeneità. Prima il giornale puntava a essere letto dal suo target di riferimento, conferendo a esso caratteristiche di omogeneità. Una dinamica, questa, che in passato, ossia in un tempo nel quale un’analisi accurata era impossibile, era obbligata. Oggi è possibile conoscere chi fruisce i propri contenuti. Questo obbliga i giornali presenti online a fare i conti con questa frammentarietà e di proporre contenuti diversi per sotto-target diversi. Certo, un po’ di confusione all’inizio è fisiologica, ma alla lunga ecco emergere una conseguenza positiva: la fidelizzazione.

La distruzione del piedistallo. In passato, i giornalisti non avevano molti contatti con i lettori. Posta a parte, era un media che agiva in senso univoco, come tutti del resto. Adesso i social costringono giornalisti ed editori a rapportarsi con i loro lettori. E’ faticoso, a tratti traumatico, ma è un fenomeno foriero di molte opportunità: vi è finalmente la possibilità di scendere dal piedistallo e offrire un servizio veramente a misura di lettore.

Certo, il presupposto affinché questi cambiamenti abbiano luogo è molto difficile da porre in essere. E’ necessario che la stella polare sia e rimanga la qualità. E’ molto difficile non per una mancanza di capacità, ma perché nel breve termine a vincere è la quantità e la tendenza a produrre contenuti scadenti ma sensazionalistici. La responsabilità è dei motori di ricerca ma anche degli individui. Per la prima, è necessario aspettare un’evoluzione in tal senso. Per la seconda, semplicemente non ci si può fare nulla.