Il giornalismo professionistico è in profonda crisi. Lo è soprattutto dal punto di vista economico, dal momento che è in crisi il modello di business classico, caratterizzato da una coesistenza di introiti pubblicitari e finanziamenti pubblici. I primi sono diminuiti in virtù delle forme di informazioni gratuite (es. i social network), i secondi sono quasi scomparsi a causa della tendenza dello Stato moderno a disinvestire. E’ ovvio, però, che il processo di adattamento spesso non vada a buon fine, e che ciò produca un calo vertiginoso nella qualità e nella quantità dei contenuti.

Esiste però un’insidia che per adesso risulta molto sottovalutata e che sta diventando sempre più pericolosa: le bufale sul web. Non è affatto difficile smascherarle, per chi ha un livello di istruzione abbastanza alto o è un addetto ai lavori. Alcuni però, rischiano di cascarci in pieno, anche perché le false notizie sono strutturate in modo da essere verosimili, seguendo magari un sentire che viene alimentato dalla televisione. Questo è il presupposto che rende le bufale molto pericolose per il giornalismo professionistico. Il concetto di pericolosità, in questo caso, ruota attorno a quattro concetti particolari.

Competizione. Le bufale e le notizie giornalisticamente rilevanti operano nello stesso ambiente. Le prime hanno un vantaggio competitivo derivato da un atteggiamento sleale. Innanzitutto la falsità dei contenuti, ma anche l’approccio sensazionalistico e, soprattutto, l’abbondanza: la fantasia non ha limiti, la realtà sì.

Adattamento. Le bufale sul web sono frutto di un adattamento alle condizioni economiche imposte dai nuovi media. Anzi, sono nate proprio per sfruttale. E’ ovvio che, in questa prospettiva, almeno dal punto di vista tecnico, siano destinate a sopravvivere mentre le notizie reali, ancorate ai concetti di qualità e professionalità (che costano) rischiano di eclissarsi.

Contagio. Se il “bufalesimo” dimostra ogni giorno di essere vincente dal punto di vista economico, proponendo un modello di business in grado di adattarsi (e anzi trarre giovamento dal presente) il rischio è che anche le testate giornalistico lo seguano. In un certo senso è già avvenuto: alcuni titoli che si leggono su internet, e che provengono da giorni veri e propri, lo testimoniano. Magari il contenuto è ineccepibile, ma il sensazionalismo è una deriva comunque pericolosa.

Educazione. Se le bufale spopolano, e invadono i feed della gente, questa rischia di abituarsi alla falsità iniziando ad apprezzare la fantasia piuttosto che la realtà. Ci si abituerà quindi al sensazionalismo trovando sempre meno appetibili le lettura a contenuto serio. E’ questo forse il cambiamento peggiore, dal momento che agisce direttamente sulle masse, cambiandone il modo con cui vede il mondo.