Il giornalismo e le relazioni pubbliche sono le due facce della stessa medaglia. Peccato che, almeno per i non addetti ai lavori, la seconda faccia sia un po’ come quella nascosta della luna: non è visibile, ma c’è.

Il peso delle relazioni pubbliche nel giornalismo è rilevante. Lo è per un motivo in particolare: spesso, forniscono le notizie al giornalista. L’iconografia classica, o per meglio dire lo stereotipo, vede il giornalista come un segugio sempre in giro a cercare lo scoop, ma questo è un cliché vecchio, non totalmente inadeguato ma calzante solo per chi scrive di cronaca. La verità è che buona parte delle volte sono “i protagonisti della notizia”, o chi li rappresenta, a passarla alle redazioni. Ciò avviene di norma attraverso il lavoro dell’ufficio stampa, che spedisce i comunicati stampa o le cartelle stampa.

All’ufficio stampa, e quindi ai professionisti delle relazioni pubbliche, è assegnato un compito che spesso si rivela molto difficile: intrattenere i rapporti con i giornalisti. Da qui il termine “relazioni”, appunto. La relazione è una necessità per così dire organica, dal momento che costruisce un punto di incontro o un terreno comune tra i due attori in questione. Non è facile: le relazioni pubbliche e il giornalismo, infatti, hanno obiettivi diversi.

L’obiettivo delle relazioni pubbliche è veicolare un messaggio positivo riguardo al cliente utilizzando la leva dell’informazione e più in generale dei media. L’obiettivo dei giornalismi è diffondere una notizia. Il compito del primo è trasformare un messaggio in una notizia (o crearla egli stesso). Il compito del secondo è rendere il materiale fornitogli notiziabile.

Il mondo del giornalismo sta attraversando una fase drammatica di transizione, sconvolto com’è dalla rivoluzione digitale. Anche le relazioni pubbliche, in quanto ambito della comunicazione, stanno affrontano un cambiamento. Certo meno traumatico, anche perché i public relator, essendo dei comunicatori, hanno nel nel DNA (o dovrebbero averlo) l’attitudine a cambiare, ad adeguarsi al contesto, ad ascoltare le istanze del mondo esterno.

Le conseguenze di questo cambiamento sono numerose, ma una in particolare attira l’attenzione. Se prima l’azione dei relatori pubblici era rivolta ai giornalisti, oggi è rivolta anche – e in alcuni casi soprattutto – ai blogger e ai youtuber. E’ una questione di traffico e di visibilità: dopotutto, oggi sempre più persone leggono un blog e sempre meno persone leggono un giornale. Senza contare il fatto che, sovente, uno youtuber stimato ha più autorità di un giornalista, quindi rappresenta lo strumento più efficace per veicolare un messaggio. Ovviamente, tutto ciò impone la consapevolezza nei confronti di dinamiche nuove di comunicazione: parlare a un giornalista è diverso che parlare a un blogger.