La frattura generazionale è un rischio tipico del nostro tempo. Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che il progresso tecnologico è frenetico, soprattutto in un terreno (come quello della comunicazione) che incide pesantemente sui rapporti personali e sul modo di vedere e comprendere il mondo.

Di frattura generazionale si può parlare anche per ciò che concerne l’approccio al mondo dell’informazione, le scelte circa l’approvvigionamento di notizie e i contenuti da fruire. Almeno è questa l’opinione di Daniele Rielli, giornalista de l’Internazionale, che in una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera ha raccontato l’approccio al giornalismo preferito dagli under 35, che è radicalmente diverso da quello classico, ampiamente accettato dai lettori più anziani.

Questo nuovo giornalismo è incarnato, manco a dirlo, non dalle testate famosi, ma da quelle online, alcune delle quali rappresentano un fenomeno di massa presso i target più giovani. Qualche nome su tutti: Vice, BuzeFeed, Mic.

Quali sono le caratteristiche di questo nuovo stile? A primeggiare è la parzialità, o per meglio dire il punto di vista del giornalista, che dunque non racconta semplicemente ma ricostruisce e reinterpreta. In tutto in una prospettiva da storytelling. Lo sbocco naturale è il reportage.

Questo giornalismo non ha ancora un nome preciso, anche se alcuni lo chiamano, forse in modo un po’ spregiativo, “Gonzo Journalism”. Daniele Rielli, in accordo con il fondatore di Vice Shane Smith che per primo ha utilizzato questo termine, preferisce parlare di Immersive Journalism.

Proprio Daniele Rielli ha offerto ai lettori del Corriere una descrizione dell’Immersive Journalism.

Per immersive s’intende un pezzo scritto da un giornalista che per un certo periodo prova a vivere la vita delle persone su cui sta scrivendo, insieme a loro. Il giornalismo narrativo che faccio io ha spesso degli elementi di immersive, come nella storia sul poker che è uscita su Internazionale. L’immersive vero e proprio è qualcosa di estremo, costoso e complicato. Oggi il feedback è immediato, il mercato feroce, le opportunità infinite, le possibilità di sopravvivenza minime. In questo contesto una possibile strategia è l’uso di forme narrative che generino empatia nel lettore, restituiscano una sensazione di sincerità e pongano nel lettore una serie di domande, prima di tutte ‘come andrà a finire?’. Nel contesto mediatico contemporaneo questo approccio è miglia avanti sotto ogni punto di vista, non solo industriale ma anche umano e civile

Di Immersive Jounalism Daniele Rielli sa tanto, anche perché i suoi ultimi reportage sono stati “trasferiti su carta” utilizzando proprio questa prospettiva. Sono tutti raccolti nel suo ultimo libro, Quitaly.