Alcuni giornali sono entrati nella leggenda per le loro battaglie, altri perché sono riusciti a diventare un punto di riferimento per chi vuole informarsi su certi temi e hanno magari affinità con una ideologia. In entrambi i casi, sarebbe interessante scoprire come funziona la vita di redazione. Minton Beddoes, direttrice dell’Economist, ha offerto un piccolo assaggio. Lo ha fatto nel corso di una intervista a La Stampa, rilasciata qualche giorno fa. La direttrice ha parlato anche dei cambiamenti che la testata sta affrontando. Cambiamenti che ovviamente riguardano il web.

Ha però in primo luogo parlato di come si svolgono le riunioni di redazione più importanti, quelle che decidono i temi della settimana. Il suo è un lavoro di supervisione, principalmente asseconda il “flusso di coscienza” dei suoi redattori, accompagna le loro idee. Ovviamente, è lei a compiere la verifica finale.

Nelle nostre riunioni di redazione decidiamo quali pensiamo siano i temi della settimana, quelli di cui vogliamo parlare. Al lunedì mattina si raccolgono le proposte, si sviluppano e si discutono. Poi le storie vengono scritte e io le rivedo. In questa decisione c’è un sottile equilibrio tra la nostra valutazione delle questioni di maggiore interesse e i temi a cui i nostri lettori potrebbero non aver pensato“.

Come tutti i grandi giornali, anche l’Economist sta attento ad assecondare i gusti dei suoi lettori. Eppure, allo stesso tempo, si propone nel ruolo di guida. La testata è un pulpito dalla forte identità: “Noi abbiamo un punto di vista: abbiamo le nostre idee liberali, forti e ben salde. Siamo intrisi della convinzione di dover analizzare e interpretare i valori politici, sociali e del libero mercato nel XXI secolo. L’assunto di base è che noi crediamo nel liberalismo“.

La direttrice ha le idee chiare anche per quanto riguarda i suoi lettori. Il profilo che traccia è ben delineato: “Penso ai nostri lettori come a dei curiosi globali, ovunque si trovino. Il lettore tipico dell’Economist è una persona interessata al mondo, fuori dai confini del proprio Paese, oltre che lungimirante e capace di condividere i valori liberali che sosteniamo“.

Ovviamente, grande attenzione è posta dalla direttrice alle nuove dinamiche imposte dal web. Da questo punto di vista, l’Economist non è tra quelle testate che hanno subito il cambiamento, ma l’hanno sfruttato. La testata è molto attiva sui social e offre già versioni per mobile. Anzi, queste versioni non sono un semplice adattamento, bensì un prodotto esclusivo. Non a caso a fare da apripista per gli editoriali di Minton Beddoes è proprio “Espresso“, un prodotto pensato esclusivamente per il web.