In ambito comunicativo, spesso ci si trova a parlare con interlocutori particolarmente chiusi al dialogo, che tendono a “fuggire” dall’interlocuzione. Riconoscerli è molto semplice, sia in un contesto professionale che in un contesto personale: l’interlocutore che fugge è colui che mostra segni di stress e di tensione nella situazione di dialogo nella quale si trova, con emotività che non sempre è particolarmente evidente, ma che si caratterizzerà, in linea di massima, per una chiusura ermetica o parziale al dialogo e alla partecipazione dello scambio informativo. Come comportarsi, dunque, dinanzi a una simile controparte?

Il nostro obiettivo sarà naturalmente quello di far aprire l’interlocutore, stimolandolo a concederci il suo tempo e la sua fiducia, spiegando le ragioni della sua tensione e della sua ansia, e potendo pertanto riattivare una partecipazione “sana” al colloquio. Le tecniche di gestione, in tal proposito, sono numerose.

Una prima tecnica fa riferimento al c.d. “stimolo all’apertura”: il nostro compito sarà quello di creare un’atmosfera positiva e incoraggiante, favorendo l’apertura sugli stati d’animo che sono relativi alla situazione, e creando un’empatia (genuina) sulla base proprio dello stato d’animo espresso (ad esempio, con termini come “Comprendo”, “Ti capisco”, e così via).

Un’altra comune tecnica consiste nel cercare di rassicurare l’interlocutore, facendogli comprendere che il nostro interesse è quello di operare in un clima positivo e collaborativo, e che dunque desideriamo metterlo a suo agio, stimolandolo affinchè si possa affrontare con una maggiore apertura il futuro dialogo. Solamente dopo che la tensione emotiva è stata attenuata, sarà possibile entrare nei contenuti di natura operativa, coinvolgendolo in maniera espressa: si può pertanto domandare alla controparte cosa propone, o come pensa di mettere in atto una simile decisione, e così via.

A questo punto, la risposta alle domande di coinvolgimento che abbiamo avanzato dimostrerà o meno il superamento del suo stato emotivo. Se l’emotività è stata superata, possiamo proseguire nella nostra strategia originaria di comunicazione. Se invece l’emotività non è stata superata, può essere opportuno lasciare all’interlocutore un po’ di tempo, cercando dunque di riprendere in un secondo momento il colloquio, quando sarà maggiormente disposto.