Che i fast food non giovassero esattamente alla salute è opinione comune, ma che producano addirittura danni all’umore e alla memoria non era affatto scontato. Eppure proprio su questi effetti di hamburger e co. hanno fatto luce due studi americani.

Il primo è stato realizzato dall’University of California ed è stato pubblicato di recente dal Journal of Health Psychology. Ha dimostrato che il consumo sia frequente che saltuario di hamburger, patatine fritte e bevande zuccherate (praticamente il menù dei fast food) riduce la cosiddetta chiarezza emotiva, innescando aggressività e pessimo umore. Responsabili, dal punto di vista chimico, di queste reazioni sarebbe essenzialmente l’alto numero dei grassi, anche se non è stata ancora fornita una spiegazione scientifica sul perché di questa relazione.

Lo studio è il risultato di un esperimento condotto su circa 5.000 individui, in maggioranza donne. A un gruppo è stato fatto consumare il classico piatto da fast food, al secondo un’alimentazione sana ed equilibrata. Poi è stata misurato a tutti i livelli di grassi nel sangue e, infine, sono stati sottoposti a reazione di stressa. Dalle reazioni si è constatato che chi aveva “mangiato male” produceva risposte più negative.

Il secondo studio è stato realizzato dal celebre professor Murray dell’Università di Oxford. La metodologia dell’esprimento che ha fornito le base della ricerca è simile a quello precedente. E’ stato organizzato un campione variegato, è stato diviso in due gruppi, a uno è stato offerto un hamburger all’altro un piatto più sano. Infine, sono state verificate le reazione a degli stimoli uguali.

Il risultato dello studio del professor Murray è importante perché ha individuato nel consumo di hamburger trae conseguenze negative. La prima è un peggioramento della memoria a breve termine. Chi aveva ingurgitato il panino offriva prestazioni peggiori ai test per la memoria a breve termine. La seconda conseguenza è un peggioramento dell’umore, in linea l’intuizione dei ricercatori californiani. La terza, infine, riguarda l’esercizio fisico: chi mangia male, si muove con minore coordinazione.

Insomma, questi due studi fanno luce sulla pericolosità del celebre cibo spazzatura. D’altronde non è un caso che persino negli Stati Uniti – che ne sono la patria – si stia sviluppando una coscienza alimentare di avanguardia. Michelle Obama, la first lady, sta promuovendo una campagna di sensibilizzazione che va esattamente in questo senso. Certo, il potere delle multinazionali del “cibo spazzatura” è enorme ma con la giusta informazione è possibile riuscire a portare risultati importanti. Ne va della salute nostra e del Paese (il cattivo comportamento alimentare causa malattie e la sanità costa).