Non è un caso che Mark Zuckerberg sia uno degli uomini più ricchi del pianeta. I soldi, ovviamente, non li ha fatti con le donazioni, ma con la pubblicità. Proprio come Google, il core business di Facebook è la pubblicità (ci sono ragionevoli motivi per dire che lo sia anche il traffico dati, ma questo è un altro discorso).

I numeri parlano chiaro. Nel 2014, il social più famoso del mondo ha prodotto 2,96 miliardi di dollari di ricavi derivanti dalla vendita di spazi pubblicitari. Dalla sua, oltre che la platea immensa a cui può fare riferimento (ben oltre un milione di utenti) anche un servizio all’avanguardia e, nonostante questo, accessibile. La qualità del servizio procede anche da alcuni tool che Facebook stesso mette a disposizione per misurare il ROI, che è forse il parametro principe di ogni campagna pubblicitaria.

Parlando di campagne social, si intende ovviamente di Social ROI, ossia un Return of Investment composto da parametri quali le visite, il CTR, i click etc. Due tool in particolare rivestano un ruolo cruciale.

Facebook Insight. E’ il pannello di gestione dei dati che può essere utilizzato dagli amministratori di qualsiasi pagina Facebook. Può sembrare semplice e banale ma è una vera e propria miniera di informazioni, per giunta gratis. E’ possibile visualizzare tutto lo scibile di una pagina, ma forse “l’invenzione” più importante è la distinzione tra traffico organico e traffico non organico. Riguardo ad ogni singola visita e ogni singolo clic, si può risalire al modo con cui è stata ottenuta: pagando o non pagando (ovviamente si paga solo la visibilità).

Pixel di monitoraggio. E’ il tool migliore tra quelli che offre Facebook. Se il Facebook Insight permette di avere una visione più di insieme, grazie al famoso pixel è possibile misurare la capacità di inversione, che è poi il lo scopo ultimo di ogni azione di comunicazione. Il suo utilizzo è molto semplice: lo si crea – seguendo le istruzioni di Facebook – si ricava il codice, e lo si “piazza” nel sito di riferimento. In questo modo è possibile controllare cosa fa l’utente dopo aver visto la nostra inserzione.

Google Analytics. Non è un tools che appartiene a Facebook, ma rappresenta comunque uno strumento essenziale. A patto che alla pagina Fb sia collegato un sito. Anche qui è possibile visualizzare una marea di dati, dalle visualizzazioni alle sessioni al bouncerate al modo stesso con cui le visite sono giunte (da Facebook? Da Google?). In teoria è possibile anche vedere le parole chiavi con cui i contenuti sono stati trovati sui motori di ricerca, ma spesso ci si imbatte in un ostacolo: il not provided. Per motivi di privacy, spesso non è possibile risalire alla keyword.