Negli ultimi giorni sono state pubblicate numerose analisi sull’utilizzo delle informazioni personali nel web marketing. Considerato che la nuova panoramica è piuttosto ampia, non possiamo che cominciare con i dati di un recente dossier dell’Experian Marketing Services, che ha valutato il modo con cui i dati personali vengono rilasciate alle società.

Ebbene, secondo l’osservazione compiuta dall’Experian Marketing Services, il 65% degli utenti ritiene che sia opportuno fornire informazioni personali solamente nell’ipotesi di spedizione e conferma degli ordini. È comunque ampia (pari a oltre il 50%) la quota di coloro che concedono informazioni personali per poter ricevere sconti dei prodotti già acquistati in passato, o ricevere sconti nel giorno del proprio compleanno. Un terzo circa del campione ha dichiarato di concedere informazioni personali per poter ottenere sconti e promozioni da store simili.

Sempre in merito alle relazioni tra gli utenti / consumatori e le società produttrici, negli ultimi giorni è stato diffusa un’osservazione piuttosto interessante da parte di Headstream, secondo cui troppi aggiornamenti privi di valore aggiunto da parte delle aziende sui social media genererebbero un senso di frustrazione da parte degli stessi consumatori. In particolar modo, è di quasi il 30% la quota di coloro che ritiene che la causa di frustrazione derivi dagli aggiornamenti irrilevanti e non personalizzati provenienti dai brand, o post troppo incentrati sul prodotto.

Infine, un ultimo spunto di riflessione da parte di Yesmail, che con riferimento al solo secondo trimestre dell’anno, ha specificato come il 25% delle email promozionali abbia poi portato alla finalizzazione di un acquisto via mobile. Non è questo, comunque, l’unico dato utile e positivo: sempre secondo la compagnia, infatti, nel secondo trimestre i consumatori avrebbero aperto mediamente 4 email provenienti dalle aziende ogni settimana, per un numero che non conosce termini di riferimento superiori in passata.

Yesmail comunica inoltre che il segmento ‘mai attivo’ dei database di email è calato al di sotto del 70% per la prima volta, e che quasi la metà delle email era responsive, con un forte incremento sia rispetto al trimestre precedente (+ 28%) sia rispetto all’anno scorso (75%).