Le lezioni frontali sono noiose. Per giunta, ricordano il periodo scolastico. Un periodo – almeno per la maggior parte – ricordato con nostalgia non certo per gli insegnamenti. Imparare e conoscere è però nella natura dell’uomo. Dovrebbe essere interessante per definizione. Quando non lo è, la colpa è o del formatore o – molto più banalmente – del modello di insegnamento. Il riferimento è proprio al modello di lezione frontale. Il suo difetto principale è scoraggia l’interattività: una persona parla e un gruppo di persone risponde. L’approccio alla conoscenza è passivo, e tutto ciò che è passivo tende a dissolversi.

D’altronde, a smentire l’utilità delle lezioni frontali non il presente, o magari qualche avveniristico modello di insegnamento, ma il passato. Per giunta, il passato remoto. Nell’Antica Grecia, venivano “creati” filosofi utilizzando un metodo differente. Questo metodo emerge chiaramente nel Simposio, una delle opere letterarie più importanti dell’antichità. La conoscenza viene trasmessa attraverso un flusso di domande e risposte in cui il protagonista  è l’allievo, prima ancora che il maestro. E’ l’allievo che conquista la conoscenza, giungendo attraverso la logica e la conoscenza alla verità. E’ il trionfo della maieutica – metodo di insegnamento basato sul dialogo e sulla discussione, così come la intendeva Socrate, Platone, Aristotele, etc.

L’universo della formazione è attualmente dominato dalle lezioni frontali, ma ciò non toglie che si possa recuperare parte di quello spirito e parte di quell’approccio, magari rivisitandolo in una chiave moderna. E’ necessario ovviamente un canale che in qualche modo liberi il processo di insegnamento dai vincoli della lezione frontale, che presuppone una situazione di verticalità tra il formatore e il formato. Ora, qual è il canale che per antonomasia “orizzontalizza” i rapporti sociali? Internet, ovviamente.

Dunque, la chiave di volta potrebbe essere la compromissione tra dinamiche formative e dinamiche di internet. Questi due mondi confluiscono in uno strumento, ancora non diffusissimo in Italia, ma che viene comunque segnalato in grande ascesa: i corsi online. Altrove – ma ciò vale sopratutto per una variante – vengono chiamati MOOC (Massive Open Online Course).

I corsi online possono rappresentare una soluzione per un motivo semplice: abbattono la verticalità perché consegnano all’allievo un certo potere. Il potere di scegliere e di avere voce in capitolo – in modo finalmente efficace – sulla propria formazione. Anche la disposizione fisiche degli attori in campo è diversa, e sfavorisce la dimensione frontale. Non ci sono una cattedra e un certo numero di banchi, bensì persone che condividono allo stesso modo uno spazio non fisico. In maniera identica gli uni dagli altri, professore compreso.