MOOC è l’acronimo di Massive Open Online Courses. Il termine indica quesi corsi fruibili online e destinati a una quantità significativa di persone. Si stanno imponendo come modello, soprattutto rispetto ai corsi tradizionali. I motivi sono tanti.

In primo luogo, consentono la realizzazione di un percorso formativo generalmente meno costoso rispetto ai canali tradizionali. I MOOC, infatti, sono caratterizzati dall’assenza di una qualsivoglia tassa di iscrizione. Semplicemente, si paga l’accesso al corso – e la sua fruizione. A volte – è questo il caso di iniziative filantropiche – nemmeno quello. Non è un caso, quindi, che in alcune zone dove l’istituto della borsa di studio non è radicalizzato, il MOOC stia prendendo velocemente piede. Negli Stati Uniti, per esempio, il diritto allo studio è sostituito dai prestiti d’onore, che possono letteralmente soffocare economicamente lo studente. I corsi online rappresentano proprio un’alternativa.

Il secondo motivo ha a che fare con la libertà. Può sembrare un termine eccessivo per questo genere di argomenti, ma non lo è affatto. Uno dei problemi della scuola e dell’Università è la rigidità dei contenuti e la poca voce in capitolo che hanno gli studenti. I corsi online, realizzati sempre secondo un impianto modulare, consentono al “formando” di scegliere liberamente (o quanto più liberamente possibile) i contenuti che andrà ad assimilare, conoscere, fare suoi.

Un altro motivo è, infine, la praticità. I MOOC possono essere fruiti ovunque, non è necessario recarsi in un luogo prestabilito. Il risparmio è di tempo, ma si guadagna anche in diffusione di conoscenze. La distanza è spesso una barriera, ma non è nel caso dei corsi online.

Insomma, i MOOC appaiono come uno strumento di formazione desiderabile. La domanda a questo punto sorge spontanea: l’Italia a che punto è? La risposta non è positiva. Come rileva Il Fatto Quotidiano, il Bel Paese è – dal punto di vista del digital learning – molto indietro rispetto ai colleghi europei. Siamo nella seconda parte della classifica, dietro Spagna e Portogallo.

Qual è il motivo? Le istituzioni che dovrebbero interpretare il ruolo di avanguardia, latitano. Ovviamente il riferimento è alle università, che in quanto a innovazione spesso latitano. Gli unici progetti di MOOC degni di questo nome (e operanti nel panorama accademico italiano) sono quelli del Politecnico di Milano e dell’Università Federico II di Napoli.

Un po’ più attivi sono, paradossalmente, i licei. Da questo punto di vista va segnalato OilProject, una piattaforma realizzata da un ex studente di Liceo Classico Manzoni di Milano, che contiene 5.000 corsi di formazione di livello medio superiore (il liceo, appunto). E per i livelli più alti, cosa riserva l’Italia visto che le Università stanno facendo cilecca? Internet è pieno di corsi online, anche di qualità alta, è sufficiente scegliere bene. Ma non è facile…