Nonostante possano apparire come due mondi lontani, c’è poca differenza tra comunicazione politica e la comunicazione d’impresa – soprattutto se corporate e non di prodotto. In entrambi i casi, l’obiettivo è vendere un’immagine. Il bello è che anche i meccanismi di fondo sono i medesimi. Chi lo capisce – e si circonda da professionisti sul campo – vince. Anche in politica. D’altronde, sono lontani i tempi in cui le competizioni elettorali venivano decise sul terreno dell’ideologia. Le ideologie sono morte e qualcosa ha preso il suo posto. Quel suo posto, probabilmente, è stato preso dalla comunicazione intesa come disciplina.

Il primato della comunicazione politica in Italia è oggi saldamente nelle mani di Renzi. E’ uno dei pochi – ma sicuramente il più bravo – a utilizzare le tecniche della comunicazione pubblicitaria anche in politica. Ecco gli elementi chiavi del suo approccio.

Chiarezza degli obiettivi. Dal punto di vista comunicativo, gli obiettivi non sono affatto politici, ma di posizionamento. Sono obiettivi scarni, per nulla complessi, dunque raggiungibili. Renzi vuole posizionarsi come il politico del “fare” e del “cambiamento”. Tatticamente è prammatico, dunque si dimostra flessibile sui contenuti politici (e infatti ha realizzato molte riforme con il concerto del centrodestra).

Semplicità del messaggio. Anche i messaggi si declinano secondo il criterio della semplicità. Da questo punto di vista, da Goebbels a Kennedy a Clinton poco è cambiato. La soluzione più efficace, per posizionarsi, è ripetere pochi e semplici messaggi. Dunque non deve stupire se Renzi appare ossessivo nella riproposizione di alcuni contenuti.

Contrastività. Lo scopo della comunicazione è far capire il messaggio al target, da qui l’ideale della semplicità. Quest’ultimo può essere raggiunto anche grazie all’utilizzo delle coppie contrastive, ossia all’inserimento nei testi di elementi che si negano a vicenda (perché noi siamo x e non siamo y; noi vogliamo x e rifiutiamo y etc). Il senso di questa tecnica è molto semplice. Se si riduce il mondo a uno scontro tra opposti, è facile sia accreditarsi certe caratteristiche presso il pubblico, sia spingerli verso una risposta attiva alle eventuali “call to action”.

Narrazione e story telling. Chi comunica e ha a cuore un determinato posizionamento, deve attribuirsi certe caratteristiche. Può accadere, però, che la realtà li smentisca, se il messaggio non è così veritiero. Dunque, che fare? E’ possibile creare un mondo o, per meglio dire, ritagliarne un pezzo, in modo da creare un terreno in cui i contenuti possano apparire come sinceri e coerenti. E’ quello che fa la politica da sempre, con le ideologie. Oggi i comunicatori politici lo fanno con lo storytelling. E lo fa Renzi, ritraendo una Italia pronta a sconfiggere la crisi, ansiosa di ripartire, in cui vige il merito viene premiato e così via…