La banda ultralarga in Italia non è un sogno, ma un progetto portato avanti dall’Enel, da Telecom e sostenuto da fondi pubblici e privati. Questo non vuol dire che la strada sia corta o facile da percorrere. Parecchi ostacoli si frappongono tra il Bel Paese e la radicale modernizzazione in campo digitale, alcuni di natura progettuale alcuni di natura burocratica. Ostacoli che vanno risolti al più presto, dal momento che proprio da questo processo di modernizzazione dipende la crescita della competitività, chiave per uscire definitivamente dalla crisi.

Il nodo principale è rappresentato dai fondi. Una parte sarà privata, un’altra parte statale e un’altra ancora regionale. Alcune Regioni si sono però dichiarate stufe del tira e molla e dei ritardi di questi mesi, e hanno minacciato di utilizzare il denaro per altre opere, se il progetto non verrà avviato al più presto. L’ultimo ritardo è stato provocato dal Governo, che ha rimandato indietro il progetto e ha imposto una nuova revisione, proprio a causa dei costi troppo elevati.

Nonostante questi problemi, l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, ha dispensato ottimismo. Lo ha fatto nel corso di una intervista rilasciata al quotidiano Il Foglio. “A settembre capiremo esattamente quali sono i costi dell’operazione di cablaggio e quali saranno gli operatori interessati a entrare nella partita. Ma vi posso anticipare che i costi legati alla nostra proposta sono di gran lunga più bassi rispetto alle stime fornite da altri operatori. Il Governo entrerà in campo in un secondo momento – spiega Starace – con regole d’ingaggio e strumenti regolatori; ora è la fase di costruzione del progetto e su questo punto sono ottimista e credo che con un piccolo sforzo nel giro di pochi mesi, grazie alla banda ultralarga, l’Italia potrebbe avere un aspetto sorprendentemente piu’ moderno rispetto a quello che conosciamo oggi”.

Nel dibattito è intervenuto di recente anche Cristoforo Morandini, analista di E & Y, che ha proposto un approccio pragmatico. Per quanto riguarda il cablaggio, propone di partire subito dalle zone meno problematiche, ossia dalla Regioni che non hanno opposto rifiuti o riserve. Dopodiché, per velocizzare i lavori, sarebbe bene istituire una task force che vigili sui cantieri, in modo da evitare ulteriori ritardi o rallentamenti (o peggio infiltrazioni di vario tipo).

Morandini però, durante una intervista al Corriere delle Comunicazione, non ha risparmiato una stoccata al Governo, colpevole di gestire male argomenti spinosi come questo. “La difficoltà di governare la complessità rischia di allentare progressivamente la tensione sull’argomento, con il rischio di  perdere di priorità nell’agenda governativa. A cascata, questo può comportare la perdita delle risorse ipotizzate, ovvero ritardi nella loro effettiva disponibilità”.