Le condizioni di lavoro si sono andate inasprendo negli ultimi decenni, dopo un periodo iniziale che ha visto un’estensione di diritti più o meno diffusa. L’ultimo smacco si è verificato qualche mese fa, quando la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha sancito la possibilità per i datori di lavoro di controllare il contenuto delle email inoltrate con gli strumenti aziendali. In parole povere, il “capo” può avere accesso alla posta privata del lavoratore. Lo scenario è grave, anche perché sono emersi piuttosto in fretta dei casi in cui una persona è stata licenziata in virtù del contenuto delle email.

Il problema è stato sollevato in prima persona da tale Bogdan Barbulescu, un ingegnere rumeno che è stato licenziato perché il suo datore di lavoro ha scoperto delle email spedite dal computer aziendale, ma a fini privati. L’aspetto più singolare è che il contenuto non presentava elementi di pericolosità: non è stato rivelata alcuna informazione sull’azienda, non è stata messa in pericoloso la reputazione della stessa e così via. Semplicemente, il lavoratore si è fatto i fatti suoi. E’ sufficiente tutto ciò per causare un licenziamento? I dubbi ci sono, anche perché il signor Barbalescu non ha mai subito critiche particolari sul posto di lavoro. E’ semplicemente stato mandato a casa perché ha sottratto del tempo all’esercizio della sua professione.

La Corte Europea ha esaminato il caso, sollecitato anche da vari gruppi di pressione che hanno rilevato una incongruenza di fondo tra la possibilità di controllare le email aziendali e il diritto alla privacy e alla vita familiare, sancito dall’articolo 8 della Carta Europea dei Diritti dell’Uomo. Ebbene, la corta ha respinto il ricorso dell’ingegnere rumeno e, con un certa creatività, ha affermato che il licenziamento era sia legittimo che compatibili con il diritto alla privacy perché, nelle motivazioni del datore di lavoro, non è stato menzionato il contenuto.

Questo evento apre la strada a due scenari piuttosto inquietanti. In primo luogo, i datori di lavoro potranno utilizzare le email aziendali “private” a mo’ di scusa per licenziare i propri dipendenti. Ma di mezzo c’è anche la questione morale. In effetti, chi non ha mai inviato dal computer aziendale una email personale? Il problema è che i confini tra lavoro e vita privata sono più labili di quanto suggerisce la discontinuità tra orario lavorativo e orario di riposo. Mentre si lavora può capitare di pensare ai fatti propri, ma è vero anche l’inverso: i lavoratori in genere impiegano risorse fisiche e intellettuali per il bene dell’azienda anche quando sono a casa.