Alla domanda se sia meglio studiare e lavorare in un comparto per il quale si è sempre avuta una passione, fin dalla giovanissima età, o se invece sia meglio accantonare i propri sogni per cercare di fare una brillante carriera in un settore meno appassionante, ma più redditizio, i giovani non sembrano avere grandi dubbi: meglio privilegiare i propri sogni rispetto al denaro. E per cercare di cavalcare le proprie passioni, i giovani tra i 15 e i 30 anni non sembrano badare a sacrifici o alla necessità di affrontare ostacoli anche rilevanti, visto e valutato che la percentuale di coloro che preferiscono il lavoro dei sogni a quello meglio remunerato è addirittura del 60%.

I dati di cui sopra, elaborati da un team di ricercatori della Clark University di Worcester, nel Massachussetts, sono inoltre accompagnati da una serie di riflessioni sull’importanza dell’istruzione superiore e dell’Università, che i giovani valutano come particolarmente importante per poter “trovare il lavoro giusto” e per “potersi formare in aree specifiche“.

Tra gli altri dati di maggiore interesse, spicca la consapevolezza (nell’89% dei casi) che non importa quale lavoro andranno a fare: i “Millennials” proveranno a farlo al meglio delle proprie possibilità, dimostrando pertanto una consapevolezza forse inaspettata, nei termini e nelle percentuali rilevate dall’analisi.

Ancora, se interrogati tra i problemi già affrontati nelle proprie esperienze lavorative (e pertanto con analisi effettuata su quella parte – minoritaria – di campione che lavora o ha lavorato), circa 3 interessati su 5 spiegano che la principale “grana” da affrontare è relativa alla necessità di conciliare la vita privata a quella lavorativa, mentre 7 intervistati su 10 si dichiarano preoccupati (con vari livelli di gravità) per non avere effettuato sufficienti progressi professionali da quando hanno fatto il loro ingresso in azienda.

A conferma dei tempi che cambiano, e della maggiore consapevolezza dei più giovani, infine, il fatto che la maggioranza degli intervistati sia pienamente conscio del fatto che tra 10 anni non farà più lo stesso lavoro, e che probabilmente non sarà nemmeno più occupato nello stesso settore. Eppure, pare, senza preoccuparsi particolarmente di ciò.