Davide Pozzi ha abituato i suoi lettori a interpretazioni spiazzanti, in grado di rappresentare un punto di vista che poco ha a che fare con il mainstream. Ha confermato la sua tendenza al pensiero laterale anche con noi di Master University. Nella interessante intervista che segue, ci racconta come conquistare Google. Il principio di base è semplice: fare finta che non esista!

Ciao Davide, ci racconti qualcosa di te e della tua storia professionale?

La mia “carriera” su Internet è iniziata nel lontano 1995, quando con tutti i miei (pochi) risparmi ho acquistato un router Cisco 2511, 16 modem da 14.400 bps e una linea dedicata a 64K, e ho aperto un “PoP” (=punto di presenza, o “nodo Internet”) nella mia cameretta (qui sotto un video di quel glorioso periodo).

In questi 20 anni ho fatto un po’ di tutto su Internet, ma non ho mai amato i ruoli tecnici: ecco perché da una decina d’anni mi occupo (e mi interesso) principalmente di web marketing (e SEO).

Come ho scritto qui: http://blog.tagliaerbe.com/consulenza , io credo che il cliente voglia solo conversioni (=più vendite), e NON un buon (inutile) posizionamento sui motori di ricerca. Ecco perché parlo da anni della figura del “conversionatore”, professionista orientato alle conversioni indipendentemente dal mezzo, strumento o piattaforma.

Qual è il punto del web marketing in Italia? Il nostro paese è in una condizione di arretratezza rispetto agli altri o ci poniamo all’avanguardia?

Dico sempre che l’unico vantaggio che abbiamo in Italia, è che siamo sempre un passo indietro agli USA: se osservi un trend che va per la maggiore negli States, e lo adatti al nostro mercato (adattare, non copiare!), è facile che riuscirai a fare il botto dopo qualche anno. A parte questo, il livello della scena web marketing e SEO italiana non è poi così male, ma è importante aprire gli occhi e sviluppare il fiuto, per capire dove si trovano le perle (spesso nascoste) e dove i cialtroni (spesso in bella vista).

Per quanto riguarda il SEO, quella con la scrittura è una dicotomia reale o immaginaria? Possono convivere SEO e buona scrittura?

E’ necessario definire il termine “buona”: a mio parere bisogna solo scrivere bene per i lettori, in modo semplice, esplicativo o (a seconda dei casi) convincente. E dimenticarsi quasi totalmente dei motori di ricerca. Io stesso sono un “semplificatore”, perché odio quelli che fanno giri di parole inutili, fumose o complicatissime, e poi non spiegano nulla di concreto. Con la scrittura dobbiamo aiutare, educare, convertire (nel senso markettaro del termine). Se il lettore è contento, lo sarà con buona probabilità anche Google.

C’è un fattore SEO che pensi possa essere considerato più importante di tutti gli altri?

No, il fattore vincente è una visione e una strategia “a tutto tondo”: contenuti straordinari, user experience fenomenale, e ottimi link in ingresso. Ancora una volta, insisto nel dire che bisogna creare un sito web “a prova di utente”: se ci riusciamo, è quasi certo che sarà anche a “prova di motore di ricerca”. Per assurdo, pensare a creare un sito come se non esistesse Google può essere il modo migliore per fare qualcosa che Google possa davvero amare.

Il web marketing è veramente una via a “basso costo” rispetto ai metodi tradizionali?

Se abbatti i costi, aumenti il tempo. Il web marketing può essere visto come a basso costo rispetto ad altri strumenti, ma in quel caso dovrai impiegare un sacco di tempo per promuoverti: produrre contenuti richiede tempo, scalare le SERP di Google richiede tempo, interagire con fan e follower richiedete tempo. Più soldi ci metti, più puoi accelerare il processo.

Google vs Facebook, chi vince la battaglia per la distribuzione dei contenuti?

Google va meglio in certi contesti, Facebook in altri. Nessuno “vince” in modo assoluto, sono entrambe piattaforme da presidiare, e da sfruttare a dipendenza del contenuto e del messaggio (ne ho parlato proprio in un mio recente post: “Facebook porta più traffico di Google”. E quindi?).

Cosa ne pensi del panorama dei social network? C’è qualche nuova piattaforma che ha catturato la tua attenzione e credi che possa fare strada?

Editorialmente, volenti o nolenti, Facebook è ancora oggi la piattaforma di riferimento per muovere traffico, anche solo per il fatto che quasi tutti hanno un account su Facebook e sono praticamente sempre connessi. Per alcuni settori molto verticali, legati (per esempio) al fashion o alla vendita di prodotti artigianali, consiglio invece di esplorare social più “visuali”, come Instagram o Pinterest.

Newsletter e blog sono strumenti ormai fuori moda o hanno ancora una voce in capitolo?

La newsletter è uno degli strumenti più sottovalutati e contestualmente più potenti in assoluto: ci sono persone che praticamente campano solo gestendo e nutrendo la loro “lista”, senza utilizzare altre leve. Consigliatissimo! I blog sono tornati prepotentemente di moda nel 2015 (sembra di essere tornati a 8-10 anni fa), ma sono certo che finirà esattamente come allora: tempo un paio d’anni e ne sopravvivrà solo 1 su 100, perché tirare fuori soldi/valore/traffico da un blog, non è semplice come molti cercano di far credere).