I social network sono protagonisti di un’ascesa inarrestabile ma non sono destinati a rimpiazzare totalmente i mezzi di “una volta”, come i blog e le email. Ne è sicuro Francesco Gavello, con il quale abbiamo discusso anche di SEO e formazione.

Chi è Francesco Gavello?

Sono consulente e formatore sul web e i nuovi media. Significa, in sostanza, che aiuto le altre persone a ottenere il successo che meritano in rete. Siano essi privati, liberi professionisti o piccole e medie imprese.

Pianifico insieme al cliente le giuste strategie da intraprendere e gli strumenti a cui affidarsi. Effettuo formazione alle figure interne all’azienda e affianco se necessario “uno-a-uno” i futuri responsabili di progetto. Sono spesso coinvolto direttamente in attività on-site legate all’analisi dei dati di traffico o alla progettazione e gestione di campagne pubblicitarie su Google AdWords e Facebook Ads.

Com’è cambiato lo strumento blog in questi anni? Come lo vedi da qui a cinque anni?

I blog sono lo strumento, insieme alle email, che più di frequente sono stati dati per morti eppure, ancora dopo tutto questo tempo, sono più che mai vivi e importanti in una strategia di comunicazione.

Blog, dopo tutto, è solo una parola. L’idea di condividere contenuti ordinati in forma cronologica, che presentino la filosofia della tua azienda è qualcosa che difficilmente vedremo mutare. Potranno cambiare i contenitori, gli approcci grafici o gli strumenti che permetteranno l’interazione con il lettore. Ma l’idea, quella che ha permesso ai blog di nascere anni fa su Splinder, non verrà mai meno.

L’approccio di Google, come ormai è noto a tutti, si sta spostando verso una dimensione più semantica. “Content is the king”: sei d’accordo con questa affermazione o è ancora preponderante la SEO?

L’idea stessa alla base di Google è da sempre stata una sola: essere un motore di ricerca realmente utile per i propri utenti. Questo semplicissimo (e per nulla banale) approccio ha garantito a Google l’adozione di una base di utenti come quella che vediamo oggi.

È più che logico che con il passare del tempo gli algoritmi dei motori di ricerca – e non solo Google- verteranno sempre di più sull’interpretazione del “cosa significa per l’utente” più che del “cosa contiene (in termini di keyword)”. I Rich Snippet (o Dati Strutturati) vanno esattamente in questa direzione e sono solo la punta dell’iceberg.

Una parentesi: è di giusto qualche giorno fa la notizia di come Google stia lavorando a un algoritmo in grado di determinare, nel giusto contesto, se e come siano presenti spoiler per proteggere il navigatore da informazioni in quel momento indesiderate.

In questo senso sì, il contenuto fa e farà ancora la differenza. Molto più di approcci SEO borderline in grado di dare magari interessanti risultati nel breve periodo prima di subire la scure della penalizzazione. Come si conciliano la SEO e la buona scrittura? Se dovessi dare un consiglio – solo uno – a chi cerca di far coesistere i due approcci nel proprio blog quale sceglieresti?

Se tutto parte da buoni contenuti, è anche vero che spesso questi vengono vincolati da cattivi approcci SEO on-site. Nel caso di CMS evoluti, come WordPress, capita molto spesso di trovarsi di fronte a clienti che adottano più plugin SEO atti allo stesso scopo (che si fagocitano a vicenda con risultati disastrosi).

Altre volte è lo stesso tema (o il codice che lo sottende) che lavora contro di noi. Siamo convinti di presentare al meglio i nostri contenuti, a lungo ritoccati e confezionati e poi l’HTML che lo spider recupera delle nostre pagine fa tutto fuorchè valorizzarli. Nel tuo blog viene descritto “l’esserci costantemente” (quindi la frequenza di pubblicazione) come un fattore molto importante. In concreto, c’è un numero minimo di articoli che vanno scritti – diciamo – in un mese?

No, anzi. La costanza è l’unico aspetto in grado, in qualunque nicchia, di fare la differenza. Dimostrami che ci sei e mi sei utile oggi, domani, tra un mese e tra un anno e mi fiderò davvero di te.

Oggi è molto semplice “fingere” una buona presenza in rete. Ci sono strumenti in grado di automatizzare praticamente tutto e con un buon budget una-tantum è possibile illudere un utente di trovarsi di fronte a un prodotto eccellente. Ma non è questo ciò che fa la differenza.

La differenza la fa chi, come un rullo compressore, procede inarrestabile alla sua velocità. Che sia questo un articolo al giorno, uno alla settimana o svariate decine di articoli al giorno come per blog di clienti che seguo. Il numero non conta: è la costanza che fa la differenza.

Qual è il tuo plugin preferito?

WordPress SEO by Yoast. Non solo perché rappresenta tutto ciò che andrebbe fatto nella stesura di un plugin in grado di resistere negli anni, ma soprattutto perchè rappresenta un vero vantaggio competitivo per tutti coloro siano davvero seri nel fare SEO on-site. Ed è gratis, nella sua già potentissima forma base. Cosa che garantisce la possibilità per il cliente finale di dare uno sguardo a cosa significa fare SEO sui proprio contenuti senza spendere ancora un euro.

Che ruolo ha secondo te la newsletter per diffondere i contenuti?

Fondamentale. Se dovessi iniziare tutto da zero, lavorerei sulla mia lista di contatti attraverso una newsletter dedicata (com’è VETTA, oggi), piuttosto che affidarmi alla distribuzione gestita da sistemi come FeedBurner sulla base degli RSS.

Inoltre, come scrivevo in apertura, le attività di email marketing nella loro disarmante semplicità sono qualcosa che nessun social network o altro sistema di interazione futuro potrà mai rimpiazzare. Sono fondamentali per costruire un buon imbuto di conversione semi-automatico e ti permettono di tenere vicino i tuoi contatti più rilevanti.

Se un ragazzo avesse il sogno di diventare un consulente web, da dove dovrebbe partire? Ci sono scuole o università che formano adeguatamente in questo senso o la maggior parte della formazione dovrebbe avvenire da autodidatta?

Ci sono molti corsi (accademici e non) là fuori in grado di porre le basi per futuri bravi consulenti web. I costi, gli approcci e il taglio cambiano anche di molto tra una soluzione e l’altra. Più che consigliare un percorso di studio o un “modello” da seguire, direi che l’aspetto in portante è sempre lo stesso: un aggiornamento continuo.

È come rispondere alla domanda: “Tu, preferiresti farti operare da un chirurgo professionista o da un chirurgo esperto? :)”

La formazione di base, anche strutturata al meglio, non basta. Non è mai bastata e mi sento di dire che ciò vale per ogni nicchia. Serve nel tempo un continuo confronto con il mercato, con gli utenti, con servizi e sistemi (e la rete ne è forse l’esempio più ribollente) in perenne rivoluzione. In questo, seminari e corsi di formazione più puntuali sono oggi il modo migliore per approfondire tematiche verticali insieme a professionisti che condividano apertamente casi di studio, tecniche personali e numeri precisi.

Uno degli scopi di chi apre un blog è rappresentato dalla monetizzazione. Secondo le informazioni in tuo possesso – o anche secondo le tue stime – quanti blog riescono a monetizzare decentemente?

Dovremmo definire se intendiamo la monetizzazione diretta o indiretta. Molti blog là fuori riescono a monetizzare in forma diretta (leggi: sponsorizzazioni e partnership) al costo di un impegno nella pubblicazione e nell’inseguire la notizia giorno dopo giorno. Ciò ha un costo, tutt’altro che marginale, nel costruire un team di lavoro affiatato, nel formarlo in numerosi aspetti di comunicazione complementare e alla fine – in maniera tutt’altro che automatica – strappare un contratto con una concessionaria.

Realtà di questo tipo esistono, ma sono sempre più simili a testate editoriali online: pensare oggi di poter guadagnare dagli spazi banner scrivendo di tecnologia, sport o gossip con qualche articolo a settimana è semplicemente irrealistico.

Esiste poi tutta la seconda categoria: chi monetizza in maniera indiretta seguendo un ritmo più rilassato, che esponga la propria figura (spesso un professionista in una nicchia) a clienti di altro profilo. In questo caso non c’è più la cosa alla notizia ma la riflessione puntuale, mirata. Riflessione che stimola interesse, rafforza il personal brand e porta più vicine a noi collaborazioni interessanti.

Ognuno sceglie la propria strada e, in questo, è fondamentale il ruolo di un buon partner per capire quale strada si vuole intraprendere. Gestire una presenza sul web è una maratona, non uno scatto da centometristi.

Un saluto a tutti i lettori, ci vediamo tra i commenti!

Francesco