In Italia l’advertising è dominato ancora da vecchie dinamiche. La tradizione la fa da padrona (e quindi la televisione). Di per sé non è un male. Lo è se il resto del mondo marcia in un’altra direzione e il rischio di perdere per strada delle opportunità è alto. E’ proprio quello che sta accadendo. Eppure, la strada è spianata, gli italiani sono pronti: è una questione di mentalità dei comunicatori. Di mentalità e di conoscenza, in particolare dei trend che nel 2015 caratterizzano il mobile advertising in Italia.

I numeri sono in crescita. Quello italiano, ormai si sa, è un popolo amante delle nuove tecnologie. Lo si era capito a spanne, vedendo le file dietro gli Apple Store, ma la conferma arriva – puntuale, ogni anno – da alcuni studi. Per dire un dato: in media gli italiani controllano il cellulare tra 160 e 200 volte al giorno. Insomma, viene molto utilizzato. Dunque, perché non considerarlo come un touchpoint fondamentale?

Programmatic in grande ascesa. Certo, non è un elemento esclusivo del mobile, ma lì trova la sua espressione più pura. Stiamo parlando del programmatic e del real time bidding. In Italia, in effetti, sono poco utilizzati, anche perché rappresentano una nuova frontiera per l’advertising. L’onda, però, quest’anno – o in quelli a venire – investirà anche l’Italia.

Video come sinonimo di engagement. A fare la parte del leone sarà il formato video, anche nel mobile. E’ inutile negarlo: è il presente e il futuro dell’advertising nella sua interezza. E’ coinvolgente, favorisce l’engagement, si sposa ottimamente con le attività di storytelling. E’ impossibile non prenderlo in considerazione.

KPI. Una delle caratteristiche più appetibile del mobile, dal punto di vista degli advertiser, è l’ampia possibilità di misurazione. Le performance sono molto misurabili e questo migliora la risposta di chi comunica e favorisce l’aderenza con le richieste del target. Il mobile gode di due kpi praticamente praticamente esclusivi: il Costo per Mille Viewable Impression (VCPM), che considera solo le impressione realmente fruite dagli utenti, e il PUL (Costo per Unique Landing, il costo per ogni singolo utente realmente raggiunto dalla Landing Page).

Gli inserzionisti stanno cambiando approccio. Finalmente, anche gli inserzionisti stanno cominciando a comprendere le potenzialità del mobile advertising. I grandi movimenti non riguardano ancora l’Italia, ma non è detto che il vento non cambi presto anche da noi. Il dato qui è di Rubicon Project, agenzia che fa programmatic ma anche molta ricorda (e quindi si è conquistata la fama di thinktank), secondo cui il 13% della spesa in mobile advertising nel 2016 coinvolgerà il native mobile advertising, ossia in inserzioni create direttamente per il mobile, e non riadattate dalla visualizzazione in modalità laptop.