Quando si fanno le cose, si sbaglia. O almeno accade spesso. Questo vale per le azioni più nobili e più importanti, ma anche per attività più profane come la realizzazione di siti. Ma tra i tanti errori che si possono commettere, ce n’è uno veramente grosso. Qual è?

A rispondere a questa domanda è stato Jacopo Pasquini, docente di marketing digitale all’Università di Siena e consulente specializzato “nell’individuazione e nella risoluzione dei problemi” che compromettono l’efficacia dei siti.

Nel corso di una recente intervista ha parlato dell’errore più grande che un web designer può fare.

L’errore più grande consiste nell’assegnare un peso eccessivo alla grafica. Quando la stessa polare del web designer è la bellezza, e solo quella, allora il sito rischia di non raggiungere gli obiettivi che ne hanno giustificato la realizzazione. Questo approccio – palesemente sbagliato – è ancora piuttosto tipico, ma ieri più di oggi. Una delle tendenze del momento è lo stile minimalista, che almeno una cosa buona la fa: riduce gli orpelli.

Se l’estetica non deve essere la pietra miliare, o semplicemente è bene che non sia l’unico punto di riferimento, allora qual è l’elemento che un web designer deve più degli altri prendere in considerazione? E’ l’usabilità. Il sito deve essere accessibile al target per cui è stato pensato. Il pubblico deve riuscire a compiere le azioni che giustificano l’esistenza del sito stesso in modo semplice e veloce. E’ ovvio che tutto ciò è impossibile in presenza di una grafica pesante e di una ingombrante estetico.

Molti web designer e molto consulenti ancora cascano nella “trappola del bello”. Evitarla, però, non vuol dire aver fatto nemmeno metà del lavoro. Tanto altro è necessario, sebbene sia tutto riassumibile – secondo Jacopo Pasquini – in tre domande, che un cliente dovrebbe porre al consulente per verificare in modo definitivo la competenza.

1. Qual è stato il progetto migliore che hai realizzato? E perché? Sembra un po’ una domanda da colloquio, e in effetti il senso è proprio quello: avere un’idea delle potenzialità di chi abbiamo di fronte.

2. Perché, a parità di prezzo, dovrai ingaggiare te e non un altro? Anche questa domanda sa tanto di colloquio. E’ comunque un modo per capire il livello di fiducia che il web designer ha si se stesso e l’immagine che lui ha di se stesso.

3. Con quali parametri e metriche misurerò il tuo lavoro? E’ forse la domanda più importante, perché quella più vincolata alla questione dei risultati. Ovviamente più il lavoro è legato alle performance meglio è.