Che la tassa di soggiorno non sia una iniziativa in grado di dare impulso al turismo è una verità talmente scontata da essere intuibile anche ai non addetti ai lavori. La vera domanda è: di quale entità saranno le ripercussioni sul settore turistico? In questi mesi gli ultimi Comuni stanno adeguando le loro normative per adempiere agli obblighi di legge stabiliti a livello centrale. Ovviamente, a malincuore.

Le voci di proteste si levano da più parti. Le ultime, in ordine di tempo (ma forse le prime in quanto intensità), si sono registrate in Piemonte, e precisamente a Belluno, centro turistico non conosciutissimo ma comunque apprezzabile per traffico e giro di affari.

I problemi sono di due tipi. Il primo è essenzialmente economico. E’ evidente: se un turista deve pagare per soggiornare, allora questi tenderà a cambiare meta, nell’intento di villeggiare in una località che non impone il pagamento di questa fastidiosa tassa. Con gravi conseguenze per il fatturato di alberghi, ristoranti, hotel e così via. Il secondo problema è di tipo amministrativo: la tassa crea ulteriore burocrazia, anche perché il processo è a carico degli operatori, sicché al danno economico si aggiunge il danno derivato dalle perdite di tempo.

Il Correre delle Alpi ha raccolto le impressioni di alcuni importanti albergatori. Tutte danno la cifra della portata del fenomeno. Ruggero Liberato, titolare dell’albergo Mirella di Belluno, infatti, pensa che la tassa di soggiorno sia “la solita gabella che mette le mani nelle tasche della gente, impoverisce l’offerta turistica e non risolve i problemi, anzi, crea ulteriore burocrazia. Questa nuova imposta ci è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Tra l’altro, il Comune vuole che noi albergatori ci accolliamo l’intero iter”.

A essere odiosa è la tassa in sé, certo, ma anche il modo in cui ne è stato gestito il varo ha lasciato parecchio a desiderare. Qui le colpe vanno rintracciate soprattutto tra i ranghi dell’amministrazione bellunese. Le lamentele riguardano il fatto che il Comune ha imposto agli albergatori di adeguarsi in tempi stretti, troppo stretti. E infatti Luigi Bray dell’albergo Cappello ha dichiarato: “Siamo arrabbiati ed esasperati. La mole di lavoro e la burocrazia con questa nuova tassa aumenteranno. L’applicabilità è impossibile. E non vediamo i benefici che potrebbe portare: le strutture ricettive sono già al limite della sopravvivenza”.

La tassa di soggiorno consisterà in 2 euro al giorno per gli alberghi a tre stelle, di 1,40 per gli alberghi a due stelle e di 1 euro per tutte altre strutture ricettive.