Il quadro delle assicurazioni è molto complesso. A tenere banco non è solo il rapporto tra la compagnia e il cliente, certo non privo di contraddizioni, ma anche quello tra il mondo assicurativo e della collettività. Proprio questo ambito è stato di recente coinvolto da un tipo particolare di copertura assicurativa, direttamente implicato con i casi di mala gestione, corruzione etc.: la D&O.

Cosa si intende per D&O? E’ l’acronimo di Director and Officers, dunque si rivolge ai manager e agli imprenditori. L’oggetto assicurato è il loro patrimonio personale. Nello specifico, quando viene intaccato dalle richieste di risarcimento, dalla necessità di intraprendere cause legali (spese processuali comprese), dai problemi – anche di natura pecuniaria – derivanti dalle reazioni dei consigli di amministrazione e dalle proprietà aziendali a casi di cattiva condotta (con o senza profili di reato).

Si tratta di un’assicurazione per i ladri? Niente affatto. Semplicemente, interviene nei casi in cui uno o più consumatori/utenti si senta truffato e quindi intenti un procedimento giudiziario. Ovviamente, la copertura vale anche per le cause intentate a seguito di corruttele, abusi, reati pecuniari e così via, ma questo è un altro paio di maniche.

Le polizze D&O si sono diffuse soprattutto perché è aumentata la domanda. Questa a sua volta è cresciuta perché le magistrature di tutto il mondo hanno prodotto un know-how più o meno soddisfacente riguarda la gestione imprenditoriale, e quindi sono in grado di individuare comportamenti ambigui e illeciti in modo efficace. E’ aumentata inoltre la consapevolezza da parte dei consumatori circa i propri diritti, e con essa la tendenza a formare class action. Ciò incrementa le possibilità di vincere le cause e ottenere i rimborsi.

C’è da specificare una questione: la D&O può essere sottoscritta sia dagli amministratori/dirigenti che dalle proprietà. Nel secondo caso, si protegge il patrimonio personale dalle richieste (andate a buon fine) di risarcimento. Nel primo caso, protegge l’azienda dai danni finanziari causati da un cattivo amministratore.

In Italia questo strumento si è diffuso in virtù di alcuni cambiamenti imposti dal legislatore. Tra questi spicca il decreto legislativo 231/01, che prevede l’assunzione di responsabilità da parte della società nel caso in cui uno dei suoi dirigenti si dovesse macchiare un reato, con la relativa esposizione dell’azienda agli episodi di rimborso. Non stupisce, quindi, che in Italia i maggiori sottoscrittori siano gli imprenditori e non i dirigenti.

Una situazione simile si trova in Germania, in cui la responsabilità è quasi interamente assegnata alla proprietà. In questo contesto, si è verificato un aumento vertiginosi delle cause intentate dai “capi” agli amministratori. Si tratta, quindi, del classico caso di scontro “insured vs insured exclusion”.

Per quanto riguarda il resto dell’Europa, il quadro è complesso ma si intravede un filo conduttore: l’attivismo del legislatore nel regolarizzare e in qualche modo favorire la formazione delle class action. Anche (e soprattutto) questo è un elemento in grado di gonfiare la domanda di D&O.