La PNL (Programmazione Neuro Linguistica) è in genere associata nei contesti di vendita e viene considerata, dunque, come quell’insieme di tecniche che puntano a convincere un interlocutore. Ovviamente, una dinamica di questo tipo è auspicabile non solo un piano economico ma a anche su quello sociale e – di conseguenza – politico. Per questo motivo la PNL e la politica, almeno quella degli ultimi anni, si sono rivelati come due elementi inseparabili. Ecco cos’è accaduto in Italia e nel mondo.

Dalla politica tradizionale alla politica “neuro linguistica”

Il tempo nel quale i politici parlavano il “politichese” e apparivano come persone distinte e colte è finito da un pezzo. Per tutta la Prima Repubblica l’Italia ha “subito” questo tipo di politica, nella quale si segnalava un sorta di contrapposizione tra l’oratore altolocato e le masse da istruire. Con la fine della Guerra Fredda e – relativamente alla situazione italiana – Tangentopoli, qualcosa è cambiato: il muro tra oratore e ascoltatore è stato abbattuto, e le due figure sono diventate via via più simili. I fenomeni storici e politici non c’entrano, è una questione di tecniche. Il contesto anglosassone ha scoperto una piccola grande verità: la fidelizzazione può avvenire solo se chi ascolta si sente simile a chi parla. Il convincimento è determinato, in una qualche misura, dall’identificazione.

Tale concetto suona molto familiare a chi pratica la Programmazione Neuro Linguistica. Assomiglia, in particolare, al vasto corpus normativo noto come “mimesi” o “rispecchiamento“. Le tecniche in questione consentono a chi deve convincere di assumere pose, atteggiamenti e gestualità dell’interlocutore, in modo da guadagnarsi la sua fiducia anche a un livello inconscio.

Da qui la necessità, per i politici, di scendere dal piedistallo e andare tra la gente. Purtroppo, non nel senso politico della parola ma da quello comunicativo. Certo, gli obiettivi rimangono quelli di sempre, ma oggi se ne trae una impressione diversa. Sembra che il politico sia l’elettore.

Nel mondo anglosassone questo approccio è messo in campo da almeno una trentina di anni, in Italia il primo a praticare queste tecniche – non si sa quanto consapevolmente – è stato Berlusconi. E’ stato davvero bravo, anche perché l’identificazione con il popolo, se sei un miliardario e un manager di successo, non è proprio facile. Ad ogni modo, Berlusconi e in un certo senso la PNL, hanno fatto scuola. Oggi nessuno si sognerebbe di porre una barriera, a livello verbale e gestuale, tra sé e il popolo. Chi lo ha fatto di recente è stato messo ai margini della vita politica. D’altronde, la scomparsa di una intera classe politica è stata causata anche da queste dinamiche.