Il marketing si evolve costantemente. Deve farlo, visto che il sottostante da cui precede e a cui si rivolge – la società – è in continuo mutamento. Certo c’è chi afferra i cambiamenti prima di altri, anche a costo di sbagliare la mira. L’ultimo a correre il rischio, ma anche a offrire agli addetti ai lavori un approccio totalmente diverso, è stato Mirko Pallera, CEO di Ninja Group, società che prima ancora di fare marketing, sperimenta il marketing.

La nuova frontiera è il Marketing Transpersonale. Un nome avveniristico, ma che cela un concetto altrettanto futuristico. Si basa su un presupposto: le persone sono cambiate. E’ cambiato il rapporto di ciascuno con la propria identità, persino il modo di considerare se stessi come persone nel mondo.

Mirko Pallera annuncia il passaggio – in verità già avvenuto – tra io individuale a io espanso. L’uomo non è solo un uomo, ma è parte di una comunità. Lo è sempre stato, per carità, ma in passato ciò che lo qualificava come membro di un gruppo era la sola appartenenza a un ruolo, dunque a una funzione. Ora il senso di appartenenza si esprime nella partecipazione a un io collettivo, a una intelligenza collettiva e una dimensione spirituale che è – manco a dirlo – collettiva.

Come influenza questo cambiamento il modo di fare marketing? E’ semplice. Se è vero che il marketing, alla fine della fiera, non fa altro che rispondere a dei bisogni (coerentemente con gli obiettivi) allora la questione si fa complessa, perché ciò che chiede un io individuale è diverso da ciò che chiede un io espanso. Bisogni che riguardano la comunità in cui opera, e che hanno a che fare con l’etica, la filosofia di vita etc. E’ facile comprendere come questo paradigma possa influire sull’intera filiera del marketing.

E’ facile capirlo perché… Forse è già accaduto. Se si va oltre la terminologia – quella sì, certamente nuova – cresce il sospetto che alla fine l’intuizione di Mirko Pallera non sia esattamente una intuizione, bensì un’elaborazione ‘elaborata’ di elementi sociologici noti da anni, se non da decenni. Non è stato certo Pallera il primo a parlare di bisogno di comunità (citiamo un solo nome illustre: Zigmunt Baumann) e non è stato Mirko a parlare di bisogni etici, che hanno a che fare con il rapporto tra persona e gruppo.

Ciononostante, è vero: il marketing di oggi sembra ancorato ancora a un modello utilitaristico che può andare bene per il breve periodo ma non paga sulla distanza. Da questo punto di vista, il lavoro di Mirko Pallera torna sicuramente utile, se l’obiettivo è quello di aggiornare le coscienze di coscienze di chi fa marketing (almeno in Italia).