Il concetto di marketing sportivo non è certo nuovo. Lo sport è una passione che muove gli animi, incita le persone a compiere azioni e all’occorrenza pone in secondo piano la razionalità. Tutte caratteristiche che ben si sposano con il marketing. D’altronde, il primo a utilizzare (solo nel Ventesimo secolo) il marketing per promuovere e sfruttare a pieno un prodotto sportivo è stato addirittura Adolf Hitler con le Olimpiadi del 1936.

Il marketing sportivo è diffuso soprattutto nel mondo anglosassone. La maggior parte delle squadre di calcio inglesi, per esempio, sono in primo luogo aziende. In Italia la conoscenza di quel mondo è solo teorica. Questo causa molti problemi, tra cui il colore dei conti, che è per lo più rosso. I motivi sono almeno tre.

In primo luogo, i professionisti del marketing latitano negli organigrammi dei team italiani. Nel Regno Unito, ma anche negli Usa e in Australia, il 70% della dirigenza è rappresentata da professionisti del marketing, in Italia solo il 30%. Questo dato ci porta dritti al secondo motivo: il marketing sportivo italiano, se così si può chiamare, è molto basico e praticamente coincide con la semplice gestione della produzione: molto banalmente, calciomercato, rapporti con i giocatori, rapporti con le istituzioni. Tutto qui. Il terzo motivo è un corollario dei primi due. Se il marketing viene trascurato, allora le squadre italiane non fanno altro che puntare alla sopravvivenza: la maggior parte delle risorse viene utilizzata per mantenere in vita la produzione: pagare gli stipendi ai calciatori. In un ambiente normale, nessuna azienda rimarrebbe sul mercato a lungo.

Trovare la soluzione ai problemi dell’Italia è molto semplice, basta guardare altrove. L’elemento principale per una squadra che voglia sfruttare le tecniche del marketing sportivo ha a che fare con una sorta di merchandising a tutto campo, che in questa prospettiva vuol dire creare un prodotto e un servizio a partire da ciò che è la squadra e da cosa rappresenta per il target di riferimento.

Alla luce di ciò, il marketing sportivo diventa qualcosa di molto simile all’experienced marketing. E’ semplice: lo sport è può cuore che cervello (ed è un bene che sia così), quindi più esperienza che intelletto. E allora è bene offrire esperienza al proprio pubblico. Per fortuna, è il concetto stesso di sport che si presta a questo tipo di offerta. Dal punto di vista operativo, le possibilità sono molte: dall’organizzazione di eventi in stile “raduno di tifosi”, all’allestimento di musei per le squadre titoli, passando per la costruzione di uno stadio che possa fungere da stage per il consumo dell’esperienza.