La pagina 24 del Corriere di venerdì 13 marzo rimarrà negli annali. Lo spazio è occupato interamente da una lettera di un marito (che si definisce per ovvie ragioni “ex marito”) che denuncia l’infedeltà di sua moglie.

Il nostro matrimonio è finito. Ti lascio. Ma non immaginarci qui da soli, io e la mia ossessione di te che mi hai tradito con tutto il mondo. Io non tornerò indietro. Hai sbagliato tu e non mi vergogno a raccontare a tutta Italia la vita segreta della mia mogliettina perfetta. Io e te ci vediamo in tribunale

Uno “smascheramento” – per non dire altro ndr. –  su scala nazionale, che ha subito fatto notizia. I social, sicuramente, non hanno lesinato commenti. Il “contenuto” è diventato virale quasi subito.

Eppure dietro la lettera potrebbe celarsi una trovata pubblicitaria. Sono in molti a pensarlo, dai geni del marketing a personaggi più “generalisti” come Selvaggia Lucarelli.

In effetti, gli indizi ci sono. In primis, il contenuto stesso. La lettera appare troppo razionale, troppo calcolata e troppo ben scritta. Non è una questione di ignoranza. Da un marito “cornuto” ci si aspetterebbe un linguaggio e un approccio più velenoso, di certo non limpido. Insomma, c’è lo zampino di un copy.

In secondo luogo, i protagonisti. Tra gli amanti della donna, (non troppo) prontamente scoperti dal marito, c’è un personal trainer, l’avvocato, il collega del marito. Tutti stereotipi dell’amante e, si sa, l’abuso dello stereotipo (effetto collaterale della necessità di semplificazione) è diffuso in campo pubblicitario.

Questa tesi è supportata da Francesco Virnicchi, docente di Marketing non convenzionale all’Università Suor Orsola Benincasa, che a Lettera43 ha dichiarato:

Il linguaggio usato non presenta l’enfasi tipica di una situazione simile, è fin troppo razionale e calcolato». Inoltre «si basa su una mappa concettuale precisa che mette in luce alcuni punti e personaggi stereotipati, il “personal trainer”, il “martedì tra le amiche”, la “vacanza in Egitto”. Insomma più che una cosa di ‘pancia’, una lettera di getto che avrebbe il fine di mettere in cattiva luce la moglie, assomiglia molto di più a un teaser di una storia, di un contenuto. Potrebbe essere uno spettacolo, una fiction, più che un prodotto».

Infine, l’assurdità della storia. Di storie di infedeltà è pieno il mondo, e anche la diffamazione è una pratica certo non rara. Che una persona utilizzi una pagina del Corriere (che non costa meno di 15.000 euro) però è altamente improbabile. Di recente, si ha “osato tanto” solo Diego Della Valle, e per questione più seria di un matrimonio andato a quel paese.

Un altro indizio importante è rappresentato dai nomi. Enzo è il marito tradito, Lucia è la moglie infedele. Partendo dal presupposto che la lettera sia una trovata pubblicitaria, e ponendosi la domanda “qual è l’oggetto pubblicizzato” alcuni hanno avanzato una ipotesi.

La lettera altro non sarebbe che un’azione – evidentemente unbrand – per pubblicizzare un programma di Real Time, Alta Infedeltà, che inizierà tra qualche giorno. Guarda caso, il presentatore è Miccio, che di nome fa proprio Enzo.

La lettera sarebbe quindi uno splendido esempio di Guerrilla Marketing. E funzionerebbe per due motivi. Il primo consiste nella capacità di fare pubblicità senza che l’utente se ne accorga, quindi rinunciando alla persuasione, approccio dal quale quasi tutti i target hanno ormai preso le distanze. Il secondo motivo è l’utilizzo di un approccio originale, inaspettato, sorprendente. Come può essere una lettera di un “cornuto” sul Corriere: mai visto.