Dove sta andando il mondo del graphic designer? Da quel che si può vedere in rete, soprattutto su LinkedIn, è un mondo sempre più popolato. Eppure non è tutto oro quello che luccica: non basta conoscere i software per dirsi graphic designer. E’ di questa idea Alessandro Risso, graphic designer freelance. Noi di MasterUniversity lo abbiamo intervistato. Ecco cosa ci ha rivelato.

Ciao, chi sei e cosa fai?

Ciao, prima di tutto ti ringrazio per la possibilità e l’interesse nei miei confronti. Mi chiamo Alessandro Risso, sono un progettista grafico e web con circa 10 anni d’esperienza. Attualmente lavoro come freelance, sono Art Director e designer di Revothemes, progetto ideato e fondato da Andreas Zanin e sono anche un autore Themeforest.

Dove sta andando il graphic design? Quali sono le tendenze che stanno emergendo con più forza?

Sicuramente la maggior parte dei designer cercano di realizzare contenuti e creatività sempre più semplici e pulite, questo è un bene perché la semplicità funziona.

Una delle tendenze maggiormente in voga è la Flat Design, che evita le ombre, le sfumature e i bordi smussati semplificando il tutto e cancellando quegli orrendi effetti glossy del passato, anche il Low Poly viene ancora utilizzato con una certa frequenza, soprattutto nella realizzazione dei Loghi. Diciamo che, tecniche a parte, in generale i designer cercano la semplicità e le immagini, oggi, il più delle volte vengono sostituite da illustrazioni che hanno rimpiazzato le stock images.

L’arte minimale e lo stile svizzero la fanno un po’ da padroni. Ad ogni modo a me non piacciono molto le tendenze. Io ho uno stile minimale, molto semplice e pulito che mi viene spontaneo cucire sui miei progetti, indipendentemente dalla tendenza.

Com’è cambiato il mestiere del graphic designer negli ultimi anni?

A livello economico è sicuramente cambiato molto, è sempre più difficile almeno qui in Italia lavorare: la tassazione è alle stelle e i budget sono sempre più limitati. Con la rete poi ci siamo riempiti di “designer” e tuttologi improvvisati. Oggi rispetto a tanti anni fa è tutto più semplice, sul web hai la possibilità di reperire tutte le risorse necessarie e se non sai qualcosa ci sono migliaia e migliaia di tutorial che ti insegnano di tutto. Il problema è che molti lavorano perché hanno gli strumenti ma non capiscono cosa stanno facendo.

Quali sono le qualità (non per forza di natura tecnica) che un buon graphic design dovrebbe possedere?

Essere curioso, amare il proprio lavoro e avere la voglia di sperimentare ogni giorno sempre di più. Non vedere questo come un lavoro: deve essere una passione per emergere e farsi conoscere. Come diceva qualcuno… Se nella vita avrai la fortuna di fare il lavoro che ami, non lavorerai un solo giorno della tua vita.

Quali caratteristiche dovrebbe avere un buon portfolio?

Toglierei il dovrebbe. Un buon portfolio, deve avere i lavori ben in vista, non servono 800 lavori buttati e messi male, bastano anche 8 lavori ma con le preview ben curate. Nella pagina del lavoro singolo deve esserci una presentazione curata nei minimi dettagli, non basta un’immagine messa lì, con due righe scritte, devi inserire la richiesta del cliente, l’idea e la proposta che hai fornito, il tuo ruolo nel progetto dando i crediti se ci sono ai relativi collaboratori, dividere il progetto in più sezioni, descrivendo in ciascuna lo step ed il lavoro svolto e il perché. Un esempio è 90/10 nel mio portfolio.

Ricordati che il portfolio è tutto ciò che hai, se qualcuno ti dice, che non servono le presentazioni lunghe, perché la gente non le guarda e perché serve un messaggio chiaro e immediato, girati dall’altra parte, non ascoltarlo, probabilmente per lui è uno sbattimento inutile ma, ricordati che sei sei un freelance ti potrà capitare di contattare agenzie importanti, queste ti chiederanno di mostrargli il portfolio, e se non è completo, non avrai speranza. Ripeto, non serve la quantità, meglio pochi ma curati nel minimo particolare.

Ci racconti un po’ il tuo approccio e il tuo stile?

Molte volte sono caduto in quelle che io chiamo depressioni artistiche, dove l’ispirazione non c’è, va via e tutto quello che fai non ti piace. Questo mi ha portato a fare e rifare mille volte i lavori. Guardavo i lavori di Face e altre agenzie, vedevo quei lavori, avevano un armonia perfetta e sempre semplici e funzionali. A forza di sperimentare giorno dopo giorno sono riuscito anche io a raggiungere uno stile ben definito ma, come giusto che sia, sono sempre alla costante ricerca di spunti e miglioramenti. Non si smette mai d’imparare e io non sono uno che fà questo lavoro solo ed esclusivamente per i soldi: è la mia passione.

Qual è stato il tuo percorso di studio?

Nel 2004 sono andato a vivere in Spagna ed ho frequentato lo I.E.D ( Istituto Europeo di Design ) specializzandomi in Comunicazione Visiva.

A chi ti sei ispirato (o ti ispiri ancora oggi)? Chi sono stati i tuoi maestri?

Massimo Vignelli per un periodo della mia vita mi ha influenzato parecchio, ci ho messo un po di tempo a staccarmi dall’Helvetica, ho sempre adorato Bruno Munari e la stravaganza di Salvador Dali, i designer che mi ispirano oggi, sono quasi tutti di Monterrey New Mexico, da Face, Empatia…c’è ne sono tantissimi, anche molti designer svedesi mi piacciono parecchio.

Cosa consiglieresti a un ragazzo che vuole intraprendere la carriere del graphic designer?

Puoi anche essere un auto didatta, il mondo è pieno di autodidatti bravissimi e di successo, ma non limitarti a saper utilizzare un software, ricordati che quello è solo uno strumento, anche se sai disegnare, devi studiare, la teoria è noiosa ma senza quella non portai mai capire cosa stai facendo e il perché; guarda i lavori degli altri, cerca costantemente ispirazione e accetta le critiche di chi ha più esperienza di te, appena sarai pronto creati un portfolio e se non hai clienti, beh ti svelo un segreto, inventati delle false commesse, il 90% dei designer l’ha fatto all’inizio!