Un famoso aforisma di Paulo Coelho recita: “Pensate che la tecnologia sostituirà la carta? Provate a pulirvi il sedere con l’iPhone“. Si tratta ovviamente una battuta, ma che nasconde una speranza: che la carta non venga soppiantata dalla tecnologia. Appunto, una speranza: i dati degli ultimi anni suggeriscono una progressiva perdita di importanza della carta a favore del digitale. Una convinzione, questa, che si è ormai radicata nel senso comune.

Gli addetti ai lavori si stanno interrogando sulle conseguenze che questo passaggio di consegne sortirà in ambito giornalistico. Il giornalismo non può morire, perché assolve a una funzione irrinunciabile del vivere comune. Ma è innegabile: le dinamiche possono cambiare, e con esse anche le forme e i contenuti.

Ne ha parlato Mario Tedeschini Lalli, responsabile del dipartimento settore e sviluppo del gruppo editoriale L’Espresso. Lo ha fatto a margine del convegno “Dov’è la cultura oggi”, che si è tenuto all’Ifg di Urbino il 24 aprile.

Anche secondo Mario Tedeschini Lalli il giornalismo cartaceo è destinato a morire. E’ solo questione di tempo. “Non sta a noi decidere se tenere o no in vita il prodotto cartaceo. Basta guardare i numeri: i grandi giornali italiani che all’inizio degli anni ’90 vendevano 600/700 mila copie adesso si trovano a venderne poco più di 200mila. Ci sarà un momento in cui la curva dei ricavi incrocerà quella dei costi e il prodotto non sarà più sostenibile. Non è un se, è una questione di quando”.

Il cambiamento non spaventa al dirigente de L’Espresso, anche perché il giornalismo digitale ha una struttura tale da favorire e rendere ancora più importante quella che è la funzione storica del giornalismo: orientare il cittadino nel flusso informativo del quotidiano, che è per sua natura caotico. “Vi è ancora di più nell’universo digitale, dove tutto ciò è ancora più complesso. Quindi è fondamentale indicare dei percorsi di conoscenza diversi: che si tratti di un semplice link fino ad arrivare a percorsi ben più complessi, che servano a mettere insieme temi complessi in maniera ragionata”.

Il mondo digital favorisce il giornalismo anche in un altro modo: la crescita dei talenti e delle professionalità. Mario Tedeschini Lalli fa l’esempio di un giovane che voglia diventare giornalista ma che non trova nessun che lo assuma. Ebbene, a differenza di qualche anno, può praticare la professione in autonomia, fin da subito: è sufficiente che metta in piedi un blog e inizi a scrivere. Se è bravo – o se lo diventa – qualcuno lo noterà. Questa è un’opportunità strettamente legata alle dinamiche del web.