Se avete intenzione di costruire un futuro migliore nella vostra professione e nella vostra sfera personale, lo studio non può che rappresentare la base di partenza di qualsiasi piano di sviluppo. A sostenerlo non sono solamente le quotidiane evidenze, quanto anche una serie di ricchi spunti statistici che premiano gli sforzi effettuati dagli studenti italiani di tutte le età, e non solamente in riferimento al percorso di studi universitario.

Secondo quanto affermava qualche mese fa l’Istat, il calo occupazionale risulta infatti più contenuto tra i laureati e, più in generale, tra tutti coloro che grazie ai propri percorsi di studio riescono a poter offrire un valore aggiunto in termini di competenze e di capacità sul mercato del lavoro. Ne è dimostrazione che nella riduzione del tasso di occupazione, che è stata diffusa a qualsiasi livello di istruzione, la flessione da parte dei laureati e di chi ha conseguito dei titoli post-diploma è più contenuta (75,7% nel 2013, 78,5% nel 2008) rispetto a quanto non avvenga tra le altre classi di apprendimento.

In aggiunta a ciò, nello stesso periodo Almalaurea dichiarava che i laureati godono (oggi più che mai) di vantaggi occupazionali rispetto ai diplomati, sia nell’arco dell’intera vita lavorativa, sia nelle fasi congiunturali negative, come quella che stiamo ancora vivendo.

Altre analisi confermano inoltre che sarebbe altresì opportuno non fermarsi alla laurea, e proseguire un piano i multiapprendimento pluridisciplinare. In altri termini, sebbene laurearsi sia certamente un buon antidoto contro la disoccupazione, è bene progettare a lungo termine e in maniera eterogenea il proprio ciclo di studio, pianificando non solamente uno studio dopo la laurea triennale, quanto l’apprendimento di diverse discipline, anche se apparentemente scollegate da quella “prioritaria” nel proprio percorso di crescita.

Eppure, nonostante gli innumerevoli benefit che lo studio universitario e la formazione online pluridisciplinare possono garantire, ancora tante persone ritengono che “studiare non serve a nulla“. Ma per quale motivo?

Secondo un interessante studio condotto dal Censis, la colpa è delle evidenti disparità sociali in atto in Italia. In altri termini, le nuove generazioni stanno nella maggior parte dei casi peggio delle precedenti, e attribuiscono – erroneamente – alla scuola e all’Università gran parte delle colpe…