La formazione scolastica ha molti problemi ma uno in particolare sta raggiungendo le dimensioni di una vera e propria piaga sociale: il tasso di abbandono scolastico. In Italia è alto, intollerabilmente alto, anche perché di gran lunga superiore tanto alla media dell’Unione Europea quanto agli obiettivi stabiliti a livello comunitario.

In ordine di tempo, è stata l’Ocse l’ultima a fotografare la situazione. Il tasso di abbandono scolastico in Italia nel 2014 si è attestato al 17%. Questo vuol dire che su 100 studenti iscritti a inizio anno scolastico a una scuola superiore, 17 – una volta compiuti i 16 anni – hanno abbandonato in modo informale, ossia semplicemente non si sono iscritti all’anno successivo. Siamo molto lontani dall’obiettivo dell’UE, che corrisponde al 10%. Siamo molto lontani anche da tutti gli altri paesi europei (la media è 12%). Peggio di noi, infatti, fa solo la spagna con il 23%.

Le conseguenze sono in primo luogo di natura individuale. Non ci sono sorprese in questo senso: chi non riesce a diplomarsi difficilmente trova una occupazione e quando lavora il suo reddito è molto più basso. Pesanti anche le conseguenze sul piano cognitivo: chi ha abbandonato la scuola prima di aver terminato il percorso di studi ha difficoltà nella lettura. Secondo un’altra ricerca, questa realizzata da WeWorld Intervita, Associazione Bruno Trentin e e Fondazione Giovanni Agnelli, in collaborazione con CSVnet, il 58% dei mancati diplomati non riesce a comprendere in modo sufficiente un testo scritto, contro il 21% di chi invece ha finito almeno le superiori.

Ma i problemi sono anche a livello nazionale. Sempre secondo questa ricerca, a trarre nocumento dell’alto tasso di abbandono scolastico non è solo la persona ma anche la comunità. In parole povere, si sprecano importanti risorse. Questo perché un cittadino meno istruito è un cittadino poco produttivo, quando non a carico totale dello Stato. Si stima, infatti, che la perdita per il Pil possa essere compresa da 1,4% e il 6,8%. La forbice in termini è assoluti va da 21 miliardi di euro a 106 miliardi di euro.

Chi è il responsabile? In primis, il cattivo stato – non solo infrastrutturale – delle scuole italiane. La ricerca infatti evidenzia come “le scuole siano almeno in parte responsabili della disaffezione e della demotivazione dei ragazzi maggiormente esposti al rischio abbandono a causa di un deficit di attenzione rispetto ai loro bisogni”.

Come si può porre rimedio? Iniziare da capo è difficile, ma è possibile comunque acquisire un diploma anche a molti anni di distanza. Una soluzione è data però anche dalle nuove frontiere dell’educazione e della formazione, che si avvalgono delle tecnologie digitali, come appunto i corsi online.