Senza formazione non c’è competitività. E senza capacità di competere non c’è speranza per i milioni di disoccupati in Italia. A vedersela brutta è anche chi un lavoro non ce l’ha, ma rischia di perderlo perché la sua azienda, scarsamente competitiva nei mercati internazionali (quelli che contano, anche per le piccole e medie imprese) rischia di chiudere.

Il problema in Italia è che di formazione aziendale ce n’è poca e quando c’è è carente. A tutti i livelli, sebbene si salvino – anche dal punto di vista dell’approccio e non solo delle risorse – le grandi realtà.

E’ questo il quadro – fosco –  che emerge dall’ultimo Osservatorio di Expo Training, che verrà presentato ufficialmente alla Fiera Milano City dal 3 a 5 giugno, ma sul quale un po’ di numeri hanno iniziato a girare. Carlo Barberis, fondatore di Expo Training, ha riassunto così la situazione per Business International Magazine: “La crisi sta tagliando ulteriormente la formazione professionale e in questo modo si compromette uno degli asset principali per il futuro delle nostre imprese e del mondo del lavoro”.

Il primo problema è un problema di numeri. Sono ancora troppo bassi. Solo il 15% delle imprese con meno di 300 dipendenti ha organizzato un ciclo di formazione aziendale nell’ultimo anno. Praticamente la stessa percentuale dell’anno precedente. Se si volge lo sguardo alle imprese tra 300 e 500 dipendenti, la percentuale sale al 26%. Le aziende grandi, quelle che vanno dai 500 ai 1000, fanno invece registrare un discreto 35%. Il risultato migliore è quello – ovviamente – dei colossi con dipendenti nell’ordine delle migliaia. Il 51% ha offerto ai dipendenti dei corsi di formazione.

Il secondo problema, forse più grande del primo, ha a che fare con i contenuti della formazione. Nella stragrande maggioranza dei casi è carente e dà l’impressione di essere fatta “tanto per fare”. Innanzitutto, rileva l’Osservatorio di Expo Training, vengono offerte soprattutto competenze di base e non strategiche. Quindi conoscenze su come far funzionari macchinari, sulle nuovi passi etc. Un approccio a breve o brevissimo termine utile per le contingente ma non per la competitività sul lungo periodo. In secondo luogo, si rileva un abuso di due materie che, almeno nell’immaginario collettivo, sono sinonimo di formazione: inglese e informatica. E’ senz’altro utile conoscere l’idioma di albione, o saper utilizzare un pc, ma è troppo poco per compiere il salto di qualità.

Il panorama illustrato da Expo Training è negativo, ma i lavoratori e gli aspiranti lavoratori hanno almeno un’alternativa. Formarsi in azienda o spendere denaro per tornare nei banchi di scuola o universitari non è l’unica possibilità. L’universo di internet offre corsi online in grado di offrire competenze specifiche. Basta saperli scegliere (ecco come si fa).