I MOOC rappresentano l’ultima frontiera della formazione ma in molti paesi OCSE sono già una realtà. D’altronde, le infrastrutture (di TLC ovviamente) sono già disponibili, persino in Italia – nonostante il digital divide. Eppure il Bel Paese è in forte ritardo, soprattutto per una questione di mentalità. Nonostante le belle parole, e i bei progetti, come EDUOPEN, siamo ancora punto e a capo. E le prospettive non sono rosee: la riforma della scuola nemmeno cita i MOOC.

Cosa sono i MOOC? Il termine è l’acronimo di Massive Online Open Courses. Molto banalmente, l’espressione identifica i corsi online. Le lezioni tradizionali vengono sostituite da lezioni online, interattive come e più di quelle classiche e accessibili indipendente dal luogo in cui si ritrova.

Le università anglosassoni hanno trasformato i loro corsi in MOOC, o come minimo offrono una scelta agli studenti. Una scelta che nella maggior parte dei casi risulta obbligata, soprattutto nel caso in cui la distanza tra l’ateneo e il domicilio dello studente sia troppo elevata. I MOOC rappresentano quindi una opportunità imprescindibile per chi vuole studiare e non possiede le risorse per spostarsi o cambiare città.

A che punto è l’Italia? La risposta è prevedibile: molto indietro. Solo due università sono partner di Coursera, che è l’unica società in Italia (ma ovviamente ha sede all’estero) di una certa dimensione a offrire le infrastrutture per l’introduzione, la gestione e il buon funzionamento dei corsi online. Nello specifico, sono la Bocconi di Milano e la Sapienza di Roma.

E questo nonostante l’entusiasmo suscitato dal varo del progetto EDUOPEN, per ora in allestimento. Questo consiste nella realizzazione di una piattaforma comune di MOOC per otto atenei italiani: Politecnico di Bari, Aldo Moro di Bari e Università di Ferrara, Foggia, Genova, Modena e Reggio Emilia, Parma,  Salento. Il progetto è gestito dalla società EDUNOVA. Il piano sembra ben fatto, ma il problema è sempre quello, i fondi. Fa quasi ridere la cifra che ha stanziato il MIUR (Ministro dell’Istruzione): 100.000 euro.

Il problema, come giù anticipato, è soprattutto di mentalità e di volontà politica. Non stupisce, anche se rammarica fortemente, che la Buona Scuola, riforma del sistema scolastico del Governo Renzi, non citi nemmeno i MOOC, e si comporti come se non esistessero.

Tutto ciò mentre i paesi OCSE si ammodernano e finanziano i MOOC, che negli Stati Uniti sono già una realtà diffusissima, e mentre, persino in Italia, i MOOC “privati”, ossia non collegati agli atenei stanno prendendo piede. L’iniziativa dei professionisti è spesso più tempestiva ed efficace di quella delle istituzione.