Fa strano accostare l’aggettivo “indifeso” al sostantivo “politico”, eppure è così: i politici oggi sono più indifesi che mai, di fronte alle nuove dinamiche della comunicazione pubblica. Dinamiche, manco a dirlo, innescate da internet e dalle trasformazioni che stanno interessando il web in questo periodo. Non è solo una impressione, ma il frutto di un analisi che procede dai grandi studiosi della comunicazione politica degli anni Settanta e Ottanta.

Sono stati in molti a predire, o semplicemente a prendere atto, del fatto che il politico ha perso l’aura di sacralità che fino a metà del Novecento lo ha caratterizzato. Il cambiamento è stato innescato soprattutto dalla televisione utilizzato come mezzo di lotta politica e istituzionale. Joshua Meyrowitz e John Thompson hanno descritto bene questo processo. Il politico ripreso dalle telecamere può fingere fino a un certo punto. La nitidezza del medium televisivo rischia ogni secondo di dissolvere la maschera che lui, attraverso l’alacre lavoro di spin doctor e uffici stampa, è riuscito a cucirsi. Se un presidente è in agitazione, il cameramen inquadra la goccia di sudore che scorre sul suo viso e attesta lo stato di difficoltà in cui versa.

Il primo – e forse ancora oggi emblematico – esempio di questa trasformazione risale agli Anni Sessanta, quando l’allora favorito Nixon perse la battaglia contro il giovane Kennedy proprio a causa di un duello televisivo andato a male. La telecamera restituì agli spettatori i sentimenti di frustrazione e di disagio del leader repubblicano.

Eppure questa è storia. La letteratura abbonda in merito. Ciò che è interessante rilevare oggi è l’esasperazione delle dinamiche poste in essere con l’avvento della televisione. Anzi, a queste se ne sono aggiunte di nuove e tutte – o quasi – rappresentano elementi di difficoltà per il politico.

Prendiamo la metafora del Panopticon, metafora  che descrive la dinamica del politico spiato dai suoi elettori. Nella particolare situazione creata a partire dalla diffusione di internet e dalla trasformazione del web in web 2.0, il politico non solo è costretto a esporsi continuamente al pubblico, con i rischi tipici descritti – per esempio – da Meyrowitz, ma è costretto a guardare gli altri parlare di lui. E’ proprio quello che accade oggi: grazie ai social, gli amministratori non solo sono esposti visivamente, ma sono esposti anche ai commenti che vengono fatti sul loro conto. Il tutto senza intermediazione.

E’ evidente quanto questo possa essere destabilizzante. Per questo, la differenziazione si gioca proprio sulla capacità di trasformare una minaccia in una opportunità, ossia sulla padronanza del mezzo non solo televisivo ma anche di internet. Matteo Renzi, per rimanere in casa nostra, si sta dimostrando abile in questo, e in effetti il suo consenso – almeno per ora – non sembra essersi incrinato più di tanto.