Su Matteo Renzi se ne dicono di cotte e di crude. Tutti, o quasi, sono però concordi nell’affermare che sì, di comunicazione se ne intende. I sostenitori lo considerano un plus, i detrattori credono invece che la sua abilità nel comunicare nascondi il nulla politico e ideologico. Eppure, qualcosa sta andando storto: il Pd ha perso nelle ultime elezioni amministrative proprio dove aveva proposto candidati renziani. Un fallimento di strategia? No, un fallimento di comunicazione, almeno secondo Giovanna Cosenza, professoressa di Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna e allieva storica di Umberto Eco.

La docente ha pubblicato sul suo blog un’analisi sulla comunicazione politica di Renzi. Un articolo che rivela gli errori commessi dal Premier e offre qualche consiglio per rimediare a quanto fatto e riprendere la strada del consenso.

La tesi principale di Giovanna Cosenza è abbastanza sui generis, di certo controcorrente: Matteo Renzi non sa comunicare. O meglio, ha prodotto scelte sbagliate nell’ambito della comunicazione politica. Scrive la prof: “Ho sempre considerato molto rischiosa, addirittura azzardata, la comunicazione di Renzi: troppo irruento, radicale, veloce, sempre esagerato, sopra le righe”. E allora come è riuscito a produrre quel consenso che, solo fino a quale settimana fa, sembrava inesauribile? Secondo la docente, molto banalmente, Matteo Renzi ha trovato un contesto compatibile con il suo errore di fondo. Un contesto vecchio, lento, stantio, in cui la vis renziana ha sicuramente fatto un buon effetto.

Gli elettori, contenti di questa novità, hanno dato fiducia al Premier. Hanno fatto il ragionamento secondo il quale, se è così convinto di quello che dice, allora per forza sa quello che fa. Peccato che la realtà è spietata e dunque quando alle parole non sono seguiti i fatti è scattata la disillusione. Nel frattempo, Matteo Renzi ha perseverato nel suo metodo, perdendo in credibilità.

Giovanna Cosenza si chiede cosa dovrebbe fare Renzi per limitare i danni. La risposta è chiara: dovrebbe cambiare l’oggetto del messaggio. Basta con le promesse intrise di ottimismo, che andavano bene nel primo periodo, e largo ai “fatti“. Semplicemente, deve comunicare i risultati raggiunti, non ha importanza quanto piccoli. Lo ha fatto, seppur non con questo scopo, a maggio 2014 e ha giovato tantissimo. Un anno fa, infatti, durante le elezioni europee ha puntato sugli ormai leggendari “80 euro” e ha vinto.

Secondo la docente, è una tattica di sicura efficacia. “Piccole azioni quotidiane che accontentino fasce mirate di elettori. Detto e fatto. E il consenso tornerà a crescere. Un pochino, almeno, e per un po’. Quel tanto per vincere eventuali elezioni, se la piccola azione mirata si fa al momento giusto”.