La comunicazione non verbale è un elemento fondamentale della complessiva comunicazione tra due o più persone. Tuttavia, si tratta anche di un mondo particolarmente oscuro da decifrare, che non sempre conduce a risultati ottimali se ci si dimentica che, in realtà, ogni cultura attribuisce diversi significati ai segnali effettuati con le dita. Qualche esempio?

Il nostrano segno dell’OK, realizzato unendo le punte del pollice e dell’indice, è considerato un gesto positivo (“Va tutto bene”) sia in Europa che in Nord America. Attenzione, però: in alcuni Paesi come la Russia, l’Africa settentrionale e il Brasile, è un’offesa esplicita. In Giappone vuole invece significare il denaro (probabilmente, richiamando la forma di una moneta).

L’esempio di cui sopra è solo uno di una lunga lista. Si pensi al segno realizzato sollevando indice e medio, con la mano che viene rivolta dalla parte del dorso a chi ci sta davanti. Negli Stati Uniti significa semplicemente “2”, in Germania è sintomo di vittoria. In Gran Bretagna si tratta invece di una offesa piuttosto pesante. Di contro, se la mano è girata con il palmo rivolto a chi ci sta davanti, il segno analogo ha una valutazione completamente differente, esplicitando pace.

Un altro esempio efficace ci è offerto dal segnale realizzato sollevando pollice e indice. In Europa indica comunemente il numero “2”, mentre in Gran Bretagna è il numero “1”. Negli Stati Uniti è un segnale che può essere effettuato per richiamare l’attenzione (ad esempio, quella di un cameriere al ristorante), mentre in Giappone è un insulto.

E che dire allora del segnale dell’autostop? In Giappone viene utilizzato per indicare “5” o “uomo”, mentre in Australia, specie se accompagnato con un movimento verticale, è un grave insulto.

Chiudiamo infine con il gesto della mano rivolta al nostro interlocutore, con il palmo bene aperto. In Italia e in gran parte d’Europa è inteso come “Ferma!”. In Grecia e in Turchia è invece un segnale per mandare a quel paese l’altra persona.